“Il datore di lavoro dell’impresa esecutrice, il coordinatore per la progettazione e il coordinatore per l’esecuzione dei lavori hanno l’obbligo di valutare il rischio di esposizione a silice cristallina respirabile e di inserire i risultati della valutazione nei piani di sicurezza. Gli effetti dell’inalazione di polveri che contengono silice cristallina sulla salute dei lavoratori sono molteplici, in particolare imputabili alla polvere più fine in grado di raggiungere i polmoni, la frazione respirabile. Oltre alla silicosi e altre patologie respiratorie è ormai riconosciuta anche l’azione cancerogena prodotta dai lavori comportanti esposizione a polvere di silice cristallina respirabile generata da un procedimento di lavorazione”.
Lo evidenzia il volume “L’esposizione a silice cristallina respirabile nei cantieri edili e di ingegneria civile”, frutto della collaborazione di Inail con Formedil. La monografia vuole rappresentare un supporto al datore di lavoro e agli altri soggetti responsabili in materia di salute e sicurezza fornendo informazioni sulle attività lavorative di cantiere che generano esposizione alla polvere di silice cristallina, sui materiali da costruzione che la contengono, sui lavoratori esposti o potenzialmente esposti e sui valori di esposizione di questi lavoratori.
Valutazione iniziale dei rischi prima dell’avvio del cantiere
Per assicurare la protezione dei lavoratori dall’esposizione a silice, la valutazione iniziale dei rischi deve essere effettuata prima dell’avvio del cantiere e quindi i piani di sicurezza devono essere operativi prima che possano essere effettuate misurazioni dell’esposizione.
La norma UNI EN 689
Fra i metodi e le possibili fonti di informazione che consentono una stima preliminare dell’esposizione, la norma UNI EN 689 elenca anche i risultati di misurazioni da processi di lavoro simili (banche dati, letteratura), il confronto con altri luoghi di lavoro, nella stessa impresa o in altre imprese, e la modellazione dell’esposizione.
Le elaborazioni presentate in questa pubblicazione rientrano in questo tipo di metodologie costituendo uno strumento a supporto dei datori di lavoro per la riduzione del livello di rischio da inalazione di polveri silicotigene, in attuazione di quanto previsto dall’art. 28 comma 3-ter del d.lgs. 81/2008 e s.m.i.
Successivamente all’apertura del cantiere, la valutazione dei rischi, il piano di sicurezza e coordinamento e il piano operativo di sicurezza potranno essere aggiornati effettuando anche specifiche misurazioni dell’esposizione.
Le variabili in gioco
La variabilità dell’esposizione a polveri e a silice respirabile misurata in numerosi gruppi di esposizione similare (SEG) è stata analizzata per individuare le differenze che prevedibilmente si possono riscontrare per la stessa mansione in cantieri diversi e per imprese diverse. Le relazioni individuate permettono di descrivere l’esposizione di ogni mansione in un cantiere tipico e l’estensione del range della probabilità di esposizione in funzione di alcune variabili. Fra le variabili, nella monografia, sono esaminate le fonti di silice cristallina presenti nei cantieri, ovvero i materiali da costruzione contenenti quarzo o cristobalite e le rocce/terreni contenenti quarzo che possono essere interessati dagli scavi in un cantiere. Le correlazioni individuate fra il contenuto in silice cristallina in materiali e rocce e l’esposizione allo stesso agente chimico nei cantieri edili e di ingegneria civile rappresentano un primo passo per definire quantitativamente le variabili in gioco. I risultati dello studio potrebbero essere utilizzati per l’elaborazione di una proposta di modello sperimentale per la previsione dell’esposizione a silice cristallina respirabile nei cantieri edili.