Sono oltre 700mila, concentrati soprattutto nei cantieri e nei campi, ma ormai diffusi anche in altri settori, come la logistica e il commercio, moltissimi di nazionalità straniera, senza diritti né tutele, sfruttati, ricattati, spesso vittime di abusi fisici e sessuali, costretti a lavorare in condizioni disumane, schiavi di caporali senza scrupoli al soldo di criminali e mafie. Nel 2016 una legge, la 199, ha completato il quadro normativo e gli strumenti concreti per garantire a questi lavoratori di uscire dall’inferno dello sfruttamento.
Una legge fortemente voluta dalla Cgil, ed in particolare dalle sue categorie dell ’edilizia e dell’agricoltura, Fillea e Flai, che oggi a Roma, con il segretario nazionale Cgil Giuseppe Massafra e gli avvocati Valori e Merlo, hanno presentato una guida pratica da diffondere tra i dirigenti e gli iscritti, che per i segretari generali Alessandro Genovesi e Ivana Galli "sono le sentinelle del buon lavoro sul territorio, debbono quindi conoscere bene le norme perché a loro è affidato il rapporto con le lavoratrici e lavoratori sfruttati, debbono saperli informare e debbono spiegare a ciascuno muratore o lavoratore agricolo sfruttato e ricattato che a quella condizione è possibile ribellarsi e che, insieme al sindacato, organizzandoci insieme, è possibile opporre un altro modo di lavorare.”
La guida, realizzata dai legali dei sindacati in due versioni - una rivolta a segretari e funzionari ed una ad iscritti e delegati - spiega passo passo il contenuto della nuova legge, che, spiegano i segretari di Flai e Fillea, “introduce strumenti molto più efficaci e forti rispetto al passato, indici normativi di sfruttamento più chiari ed estesi, il rinvio esplicito ai contratti collettivi di lavoro, l'estensione del reato all’imprenditore e non solo più all’intermediario, con la confisca obbligatoria e la possibilità di sequestro dei profitti generati sfruttando le condizioni di povertà e disagio di migliaia di lavoratori. Ed ancora, il controllo giudiziario, la responsabilità degli enti e disposizioni a tutela dei lavoratori che, unite al soggiorno per motivi umanitari, offrono un ampio quadro di garanzie alle vittime di sfruttamento”.
La legge, ricordano Ivana Galli e Alessandro Genovesi, “è una vittoria della Cgil e di tutto il sindacato, delle lavoratrici e lavoratori, che rende finalmente – nella pratica – perseguibile lo sfruttamento operato sia da nuovi e vecchi caporali - intermediari sempre più tecnologici che al reclutamento nelle piazze hanno aggiunto whatsapp ed i social media - sia e soprattutto dalle imprese che ne beneficiano.”
Ora, concludono i segretari, “e’ necessario difendere questa importante legge e farla applicare in tutte le sue parti, a cominciare da collocamento e trasporto”.
Giuseppe Massafra, segretario nazionale Cgil, ha sottolineato, nelle sue conclusioni, “l’importanza di una legge che ha, tra gli altri due fondamentali punti di forza: il primo è un grande valore dal punto di vista culturale, perché ha introdotto la consapevolezza diffusa che esiste un fenomeno come lo sfruttamento e il caporalato, considerandolo un fatto criminale; il secondo elemento è quello di offrire strumenti concreti ed efficaci per contrastare il fenomeno, introducendo anche innovazioni sul piano giuridico, a cominciare ad esempio dalla confisca dei beni. Da oggi anche attraverso strumenti come quelli che sono stati presentati, dobbiamo far vivere questa legge, utilizzarla, farla applicare”.