Per iniziativa del senatore Francesco Scalia, Segretario della Commissione Industria di Palazzo Madama, è stata presentata una mozione (IN ALLEGATO), sottoscritta da 20 senatori, che raccoglie la proposta di introdurre un’imposta sulle emissioni aggiunte di gas serra sostenuta dagli Amici della Terra.
La mozione impegna il Governo:
1) a prendere iniziative in sede europea, per rompere il meccanismo vizioso dell'attuale politica UE di decarbonizzazione, superando l'Emission trading scheme e introducendo un'imposta (così come esplicitata nel libro "CO2 nei beni e competitività industriale europea" di A. Gerbeti) sull'intensità carbonica dei prodotti, da applicare in modo non discriminatorio sia ai prodotti UE che a quelli importati, sulla base del contenuto di anidride carbonica emesso per la produzione di tali beni, in modo da riconoscere i meriti ambientali delle produzioni manifatturiere UE senza discriminare quelle extra UE che rispettano gli stessi standard ambientali, innescando un meccanismo virtuoso di miglioramento della qualità ambientale dei prodotti e accelerando il raggiungimento degli obiettivi globali di decarbonizzazione;
2) ad individuare misure direttamente applicabili a livello nazionale che agiscano come leva di fiscalità ambientale tramite la modulazione delle aliquote IVA. Tali misure non avranno l'obiettivo di aumentare il gettito fiscale, ma saranno finalizzate ad incentivare le produzioni più pulite e a disincentivare le altre, a prescindere da dove i beni vengano prodotti.
La presentazione della mozione – commenta Monica Tommasi, Presidente degli Amici della Terra - costituisce un importante segnale per il cambiamento delle politiche energetico ambientali UE che si sono rivelate inefficaci e persino autolesionistiche. Gli Amici della Terra intendono estendere l’iniziativa a tutti gli attori sociali ed economici interessati, in particolare ai settori industriali ambientalmente più avanzati e ai sindacati, per costruire un’alleanza capace di promuovere le eccellenze nel campo dell’efficienza energetica.
Gli Amici della Terra “hanno da tempo individuato l’Emission Trading Scheme (ETS) come uno dei punti di debolezza della politica energetico-ambientale della UE che si caratterizza come autoreferenziale, inefficace a livello globale e controproducente per l’economia europea dato che grava solo sulle industrie europee che contribuiscono in misura assolutamente minoritaria alle emissioni globali di gas climalteranti”.
Secondo l'associazione “l’imposta sulle emissioni aggiunte (ImEA) rappresenta un superamento efficace dell’ETS e consiste in una manovra fiscale non discriminatoria che riconosca il valore della diversa intensità carbonica dei prodotti. Con l’introduzione di una imposta sull’intensità carbonica dei prodotti è possibile porre rimedio agli effetti del Carbon Leakage, una conseguenza contraddittoria e dannosa delle politiche energetico-ambientali della UE, che penalizza le produzioni sostenibili delle industrie italiane ed europee e avvantaggia le produzioni di paesi come la Cina, contraddistinte da bassi standard ambientali ed elevate emissioni di CO2 derivate da vettori energetici a basso costo e fortemente inquinanti”.
Gli Amici della Terra fanno riferimento alla proposta elaborata nel libro“CO2 nei Beni e Competitività Industriale Europea” di Agime Gerbeti, citata nella mozione, che è stata presentata in occasione della VI Conferenza nazionale per l’efficienza energetica degli Amici Terra nel dicembre 2014. “Già nel giugno 2015 – ricorda l'associazione - nella fase preparatoria della COP 21 di Parigi, gli Amici della Terra avevano scritto un lettera aperta al Presidente del Consiglio Renzi affinché sostenesse, a Parigi, una riforma decisa delle politiche contro il cambiamento climatico. La proposta è stata rilanciata ad aprile 2016 dagli Amici della Terra inviando alla Commissione UE il proprio contributo alla consultazione sui metodi utilizzati nelle procedure antidumping contro la Cina in vista del suo riconoscimento come economia di mercato; tale riconoscimento farebbe cadere le ultime barriere verso l’importazione di beni ad alta intensità carbonica penalizzando i prodotti industriali italiani e UE che rispettano elevati standard ambientali con conseguenti aumento delle emissioni “importate” e perdita di posti di lavoro nell’area Euro”.