Nel giorno in cui il prezzo del gas è arrivato a sfondare la soglia dei 300 euro per megawattora, il Ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti ha firmato un nuovo decreto – in attesa di approvazione da parte della Corte dei Conti – che prevede aiuti per le imprese che tagliano i consumi energetici e vanno verso una decarbonizzazione dei processi produttivi. Le imprese dovranno presentare dei progetti per il risparmio energetico e l’uso di fonti energetiche alternative, come l’idrogeno, nella produzione. Facendo così potranno candidarsi per accedere a un nuovo contratto di sviluppo, a cui si applicherà la sezione 2.6 del Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato – il “Temporary Framework” approvato dalla Commissione Europea per offrire uno strumento di reazione alla guerra in Ucraina. Il nuovo regime potrà essere applicato fino al 30 giugno 2023.
Le imprese, per accedere alle agevolazioni, dovranno garantire una riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas serra – elettrificando i processi produttivi o usando l’idrogeno elettrolitico al posto del gas – o tagliare almeno il 20% dei consumi di energia in relazione alle attività sovvenzionate, rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Nel caso di piccole imprese, le agevolazioni possono arrivare fino al 60% dei costi ammissibili – ma l’azienda dovrà dimostrare che senza l’aiuto dello Stato non sarebbe stato possibile sostenere l’investimento, e che quest’ultimo non porterà a un aumento della capacità produttiva. I termini per presentare le domande saranno specificati in un provvedimento successivo del MiSE.
Cosa sono i contratti di sviluppo?
Gestiti dal MiSE e dalla società controllata Invitalia, i contratti di sviluppo sono uno strumento di politica industriale che si basa su una combinazione di finanziamenti agevolati, contributi in conto interessi, in conto impianti e contributi diretti alla spesa, negoziati tra il ministero e l’azienda. Grazie al Temporary Framework, sulla base del nuovo decreto, potranno finanziare anche progetti per “accelerare il percorso di decarbonizzazione delle attività industriali, in particolare attraverso l’elettrificazione e le tecnologie che utilizzano idrogeno rinnovabile e idrogeno elettrolitico” e interventi di “efficientamento energetico”.
Altri 2 miliardi
Con un altro provvedimento, Giorgetti ha ripartito 2 miliardi di euro recuperati dal Fondo sviluppo e coesione, vincolati quindi per l’80% a progetti da realizzare nel Mezzogiorno, a favore dei contratti di sviluppo. 1,5 miliardi andranno a progetti presentati con la procedura ordinaria, 500 milioni ai nuovi accordi di programma e accordi di sviluppo per la tutela ambientale. In questo modo dovrebbero essere coperti un altro centinaio di progetti, facendo fronte alla mancanza di fondi – al 30 giugno l’ammontare totale delle agevolazioni richieste era pari a 3,3 miliardi.