La corsa del prezzo del gas rischia di rivelarsi disastrosa per le imprese italiane, specialmente nei settori maggiormente “energivori”. La produzione della ceramica è uno di questi, e a lanciare l’allarme è Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica, ai microfoni dell’Adnkronos. “Come Paese rischiamo di buttare una grossa fetta del Made in Italy. Quasi tutte le aziende del settore stanno ritardando l'accensione dei forni in attesa di non si sa bene cosa”, spiega Savorani. A fine luglio “siamo andati in ferie con il prezzo del gas a 1,80 euro a metro cubico e a fine agosto è di 2,95 euro. Il portafoglio ordini delle aziende del settore è "ancora discreto, ma come facciamo a fare i prezzi e a produrre? Il costo del gas sta superando i ricavi. Molte aziende rischiano quindi di non riprendere la produzione dopo l'estate. O di presentarsi sui mercati internazionali a prezzi non competitivi.”
Il problema, prosegue Savorani, è l’export: l’industria ceramica italiana infatti esporta l’85% della produzione, ed è quindi fondamentale la competitività sui mercati internazionali. Il comparto conta in Italia oltre 260 aziende attive, con più di 26mila addetti e un fatturato di 7,5 miliardi di euro.
Le richieste al governo
L’associazione presieduta da Savorani chiede al governo di creare una “gas release” di almeno 2 miliardi di metri cubi di metano nazionale, “estratto dai pozzi italiani esistenti, che per qualche ragione sono stati chiusi ma che potrebbero ancora produrre, dirottandolo al prezzo di estrazione alle imprese manifatturiere energivore, in modo da difendere la competitività sui mercati nazionali e il lavoro.” Si chiede poi una moratoria sui mutui e che il credito di imposta del 25% concesso nei primi tre trimestri diventi del 50% nel quarto trimestre.