“Il 'caro materiali' assume centralità nella misura in cui, negli ultimi mesi, sono stati registrati incrementi straordinari dei prezzi dei materiali impiegati nei cantieri (come ad esempio l’incremento di circa il 130% registrato dal prezzo dell’acciaio tra novembre 2020 e febbraio 2021. Una dinamica che, oltre che nei prodotti siderurgici, si osserva anche in altri materiali di primaria importanza per l’edilizia, come, ad esempio, i polietileni +40%, il rame +17%, il petrolio +34% e i suoi derivati), la cui entità è talmente elevata da compromettere la regolare prosecuzione dei lavori affidati.
L’attuale Codice degli Appalti non prevede, purtroppo, adeguati meccanismi di revisione prezzi, con la conseguenza che i contratti non risultano più economicamente sostenibili. Per tale ragione, si rende quindi necessario riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti e ricondurre i rapporti negoziali nel perimetro dell’equilibrio sinallagmatico.
Ciò appare indispensabile anche per evitare un blocco generalizzato dei cantieri”.
Lo ha chiesto l'Ance in audizione ieri presso le Commissioni Bilancio e Finanze del Senato sul Decreto Sostegni (Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n.41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatorie economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da covid-19).
Secondo l'Associazione dei costruttori edili è necessario adattare i contenuti del provvedimento alle reali esigenze delle imprese di costruzione, affrontando in primis 3 questioni principali: oltre al caro materiali, il problema delle imprese responsabili in solido per omissioni contributive effettuate dai datori di lavoro e la forte incertezza legata alla prossima entrata in vigore del Codice della Crisi d’impresa.
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