L'Ance valuta positivamente l'articolo 11 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75 (Dl “PA bis”), che introduce semplificazioni alle procedure per l’attuazione delle misure di contrasto al caro materiali, consentendo controlli a campione sulle domande di ristoro, in modo da sbloccare le procedure di rimborso degli extra-costi sostenuti dalle imprese di costruzioni (LEGGI TUTTO).
Nel corso di un'audizione svoltasi il 4 luglio, l’Associazione dei costruttori edili ha evidenziato, in apertura, tra le norme di maggior interesse del provvedimento, l’articolo 11, che, in materia di appalti pubblici, ed in particolare sul tema del “caro materiali” interviene sulle procedure di riconoscimento, da parte del MIT, dei contributi previsti dal D.L. “Aiuti” alle amministrazioni pubbliche che li hanno richiesti.
Ancora pesanti ritardi nell’erogazione dei compensi
Infatti, si registrano ancora pesanti ritardi nell’erogazione dei compensi revisionali di cui al DL Aiuti, con particolare riferimento a quelli per i quali le stazioni appaltanti hanno dovuto fare ricorso ai fondi ministeriali di cui al comma 4, lettera b) dell’art. 26 del DL Aiuti (opere ordinarie).
“La norma appare pertanto positiva, ma solo se consentirà di accelerare concretamente tali procedure. Il grado di velocizzazione, infatti, dipenderà dalle modalità e soprattutto dall’approccio con cui le strutture ministeriali preposte vorranno attuare la norma”, osserva l'Ance. L’auspicio è che “vi sia una reale volontà di 'abbattere' i ritardi finora occorsi, che hanno finora fortemente danneggiato le imprese appaltatrici, destinatarie finali degli aiuti, con l’obiettivo di riallineare tali procedimenti alle tempistiche e alle modalità di controllo seguite per le opere finanziate con i fondi di cui alla lettera a) (opere PNRR e/o con risorse comunitari). I ristori relativi a queste ultime, infatti, risultano integralmente pagati sia per quanto riguarda il 2022, sia per il 2023”.
Opportunità di superare una criticità importante
La disposizione, evidenzia l'Ance, “offre inoltre l’opportunità di superare una criticità importante che ha compromesso, e spesso bloccato, l’erogazione delle compensazioni a danno delle imprese coinvolte nell’esecuzione dei lavori pubblici. Si tratta, in particolare, della natura giuridica di tali importi quali integrazione dei corrispettivi contrattuali, come tali da assoggettare ad IVA, così come precisato dall’Agenzia delle Entrate nel luglio del 2022. Stante l’incertezza iniziale, molti Enti committenti hanno erroneamente avanzato richiesta al Fondo istituito presso il MIT per il solo maggior importo da riconoscere alle imprese a titolo di compensazione e non anche per l’ammontare dell’IVA ad esso applicabile, riducendo poi l’importo effettivamente erogato alle imprese, per coprire l’ammontare dell’Imposta sul Valore Aggiunto che le stesse Stazioni appaltanti sono tenute a versare direttamente all’Erario, in virtù dello split payment. Pertanto, al fine di risolvere tale problematica ed assicurare alle imprese l’effettivo ristoro, è necessario garantire l’accesso al Fondo da parte delle Stazioni appaltanti che non hanno avanzato richiesta anche dell’importo dovuto sulle compensazioni a titolo di IVA”, conclude l'Associazione dei costruttori.
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