L’ufficio studi di Confartigianato ha diffuso prima della pausa estiva un ottimistico dato: nel primo trimestre 2016 acquisti e vendite di immobili sono stati 159.932, in aumento del 17,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“Gli italiani hanno ricominciato a investire nel mattone, una tendenza che continua da 1 anno ed è confermata dall’Osservatorio Immobiliare dell’Agenzia delle entrate che, tra gennaio e marzo 2016, registra un aumento delle transazioni del 17,3 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente” spiega Confartigianato.
PERCHE’ CRESCE LA DOMANDA. Le compravendite immobiliari sono favorite dal calo dei prezzi: a marzo 2016, fa rilevare l’Ufficio studi di Confartigianato, sono in diminuzione dell’1,2% su base annua. La discesa è più accentuata (-1,4%) per le abitazioni esistenti, rispetto a quelle nuove (-0,7%). E, a proposito di prezzi, l’ultimo sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia pubblicato da Banca d’Italia indica per il I trimestre 2016 una riduzione media tra il prezzo richiesto dal venditore e quello effettivamente pagato pari al 13,8%, in miglioramento rispetto al trimestre precedente (14,2%) e rispetto allo stesso trimestre del 2015 (15,0%).
Il risveglio del mercato del mattone è confermato dai prestiti alle famiglie per comprare casa: a maggio, ammontano a 363.208 milioni di euro, e nell’ultimo anno sono cresciuti di 4.204 milioni, pari all’1,2% in più.
A registrare il maggiore aumento di compravendite sono le abitazioni (+18,6%), seguite dalle unità immobiliari ad uso economico (+8%). A livello territoriale, il mercato immobiliare è più vivace nelle regioni del Nord Ovest, che traina la crescita con il +20,7%. Sotto la media nazionale il trend nelle Isole (+16,5%), nel Sud (+16,3%) e nel Centro (+15,8%).
Superiore al trend complessivo, l’aumento di acquisti e vendite nelle città metropolitane che, sulla base delle convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari, si attesta al 19,1%. Nei piccoli centri, invece, la crescita si ferma al 16,9%.
DATI NEGATIVI SUL FRONTE DELLA PRODUZIONE. Sul fronte delle imprese, il mercato dell’edilizia – in cui operano 515.437 imprese artigiane, il 38,2% del totale dell’artigianato italiano – si mostra ancora debole. A luglio è leggermente cresciuta la fiducia (l’indice è passato da 121,6 a 126,2), sono migliorati i giudizi su ordini e piani di costruzione (con un saldo attestato a -24), e sono stabili le aspettative sull’occupazione (-9). Ma la produzione nelle costruzioni è ancora negativa: tra aprile e maggio si attesta a -3,6% e nei primi cinque mesi del 2016 il dato – corretto con i giorni lavorativi – segna un calo del 2,4%. I
IL dato si riflette anche negli occupati. Il settore delle costruzioni, spiega l’ANCE, continua ad essere l’unico comparto a registrare flessioni di occupazione. Nel 2015 le ore lavorate sono ulteriormente diminuite dello 0,3% (dopo il -5,1% nel 2014) e nel primo trimestre 2016 si rileva un calo dello 0,5%. Per le unità di lavoro1 le flessioni tendenziali si attestano, rispettivamente, all’1% e al 3,7%.
Dalla fotografia scattata dall’Ufficio studi di Confartigianato, e confermata dall’Istat, la situazione del settore è ancora fragile e caratterizzata da una notevole variabilità. Ce ne vuole per recuperare il calo del 42,4% della produzione tra il 2007 e il 2015. I fabbricati non residenziali (capannoni, edifici commerciali, opere pubbliche, etc.), hanno registrato un calo del 43,5 per cento (-44 miliardi). L’abitazione ha invece fatto segnare una variazione negativa del 28,6 per cento (-28,7 miliardi).