Negli ultimi anni è cresciuta sensibilmente l’attenzione verso l’edilizia sostenibile sia a livello europeo sia nazionale dove in particolare abbiamo assistito all’introduzione di nuove norme volte a incentivare interventi di riqualificazione degli edifici.
Proprio in quest’ottica si muove la Direttiva europea sulla prestazione energetica in edilizia – EPBD (Energy Performance of Building Directive) – che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni e combattere il cambiamento climatico attraverso manovre più efficaci in grado di incrementare le ristrutturazioni energetiche degli edifici entro il 2030.
Il cuore della Direttiva è l’introduzione di standard minimi di prestazione energetica per gli edifici esistenti, alla stregua di quelli già in vigore per gli edifici nuovi.
La proposta del Parlamento europeo prevede l’obbligo di riqualificare gli edifici pubblici e gli edifici non residenziali, portandoli alla classe energetica “E” dopo il 2027 e alla classe “D” dopo il 2030, mentre quelli residenziali alla classe energetica “E” dopo il 2030 e “D” dopo il 2033.
La bozza contempla la possibilità, fino al 2035, di derogare per giusta causa agli obblighi di riqualificazione per l’edilizia sociale e per gli edifici storici, senza alcuna limitazione alla possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati, diversamente da quanto riportato da alcuni articoli di stampa.
Il procedimento legislativo europeo prevede che la Commissione europea presenti una proposta che viene poi esaminata parallelamente da Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione Europea che, a loro volta, adottano le proprie posizioni e modifiche sul testo. Dopodiché Parlamento e Consiglio iniziano i negoziati con la Commissione europea per arrivare a un testo comune.
Il voto, che si terrà il prossimo 9 febbraio, è un passaggio per definire la posizione del Parlamento europeo. Non si tratta del testo finale della Direttiva come erroneamente indicato da alcuni organi di informazione. Una volta che il Parlamento adotterà la propria posizione, si darà avvio ai negoziati a tre (trilogo) con Commissione europea, Parlamento e Consiglio dell’Unione europea per la definizione di un testo comune di compromesso. I negoziati dovrebbero iniziare in primavera e definiranno il testo della Direttiva.
AITAF, FIVRA, Kyoto Club, Legambiente, Renovate Italy sostengono la proposta del Parlamento europeo perché ritiene che essa avrà delle ricadute positive sul sistema economico e produttivo italiano e contribuirà a centrare gli obblighi nazionali ed europei di riduzione delle emissioni climalteranti. Solo grazie a questi ultimi sarà possibile vincere la sfida contro i cambiamenti climatici. Il patrimonio edilizio italiano, senza dubbio inefficiente, è responsabile di circa il 40% dei consumi finali di energia e di circa il 36% delle emissioni climalteranti.
Riqualificarlo vorrebbe dire innanzitutto affrancare il nostro Paese dalle importazioni di gas, usato prevalentemente per riscaldare abitazioni ed edifici e ridurre drasticamente il fabbisogno energetico e i costi in bolletta.
Sostenere gli obblighi proposti dalla Direttiva, unitamente a una revisione efficiente degli incentivi fiscali e a modelli di finanziamento innovativi (come ad esempio contratti di rendimento energetico, “pay as service”, mutui verdi, certificati bianchi ma anche un miglioramento nella qualità della spesa dei fondi di coesione per lo sviluppo regionale e per la formazione professionale), significa favorire la crescita economica del Paese, ridurre la dipendenza energetica e i costi per le famiglie e aumentare il valore delle proprietà immobiliari.