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Catasto termico, attivo solo in 6 regioni. Confartigianato denuncia difficoltà per gli installatori

Mentre Marche, Toscana, Emilia Romagna, Trentino e Umbria si stanno attivando, le restanti Regioni restano al palo

martedì 31 marzo 2015 - Redazione Build News

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Piemonte, Lombardia, Veneto, Sicilia e Liguria. Sono solamente cinque le regioni italiane che hanno attivato il catasto termico informatico, strumento istituito già nel 1999  - e rilanciato nel 2013 - per garantire la corretta manutenzione degli impianti termici degli edifici e la conoscenza degli stessi, al fine di ridurre i consumi energetici, rispettare l'ambiente e assicurare la sicurezza.

A lanciare l’allarme su questa situazione sono gli installatori di impianti di Confartigianato. Agli imprenditori, infatti, la legge del 2013 impone compiti fondamentali: ispezionare la caldaia, rilasciare il cosiddetto bollino, compilare e inviare all’ente locale competente un rapporto di efficienza. Questo documento, inserito nel catasto, segnala se una caldaia è stata controllata e permette di intervenire in modo mirato.

Alcune regioni - spiega Luca Falco, Presidente dei Bruciatoristi di Confartigianato - hanno adottato il libretto nazionale, altre hanno aggiunto dati. Quindi, se per caso un artigiano si trova ad operare tra Veneto e Lombardia, rischia di avere moduli e libretti diversi. Mi chiedo: perché le regioni aggiungono sempre qualcosa, visto che ogni aggiunta rappresenta un costo?

I Bruciatoristi di Confartigianato non sono rimasti a guardare e si sono mossi nei confronti degli Enti locali. 

La nostra Associazione di categoria – aggiunge il Presidente Falco – sta monitorando la situazione, attraverso tutte le associazioni provinciali e regionali, con l’obiettivo di arrivare a ristabilire una certa uniformità. A volte basta solo un po’ di confronto e di umiltà. Dove questo accade, come in Liguria, Lombardia, altre Regioni virtuose, ci si incontra e si riesce a mediare.

Pensiamo ad esempio, all’operazione fatta in Lombardia, con i Curit, una sorta di uffici intermedi tra l’artigiano e l’ente pubblico. In questo caso, l’artigiano non ancora strutturato ha utilizzato l’associazione di categoria per la registrazione dei dati informatici sul catasto. Questo è il compito che noi associazioni di categoria dobbiamo svolgere per tutelare i diritti degli operatori associati.

REGIONI IN FASE DI APPROVAZIONE. Entro aprile l'Emilia Romagna ha previsto l'approvazione di un regolamente attuativo, in cui saranno approntati anche gli aspetti procedurali per l'istituzione del Catasto regionale degli impianti (Criter). 

Le Marche invece hanno di recente approvato, con una delibera di giunta, la proposta di legge che porterà al riordino della disciplina di esercizio e controllo delle caldaie. 

Catasto regionale degli impianti termici in fase di definizione per Toscana e Umbria, anche se tutte le Province e  alcuni Comuni fra quelli deputati ai controlli si sono dotati nel frattempo di proprie banche dati. 

In Provincia di Trento il Catasto degli impianti termici è attivo gia dal 1998. Attualmente  è in fase di revisione e sta per subentrare un nuovo software di gestione SIRE (Sistema Informativo Risorse Energetiche) che prevede la targatura di tutti gli impianti e la procedura di accatastamento e di aggiornamento informatizzata.

REGIONI ANCORA SFORNITE. In Abruzzo, Molise e Valle d'Aosta non risulta attivo nè in fase di strutturazione un Catasto regionale degli impianti termici, ma le Province e i Comuni sopra i 40.000 abitanti hanno sopperito in toto, dotandosi di proprie banche dati. Le province abruzzesi inoltre hanno elaborato e condiviso una procedura comune per l'erogazione dei controlli informatizzata.

Infine, in Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna non risulta attivo nè in fase di strutturazione un Catasto regionale degli impianti termici. In queste Regioni solo alcune Province o Comuni hanno attivato proprie banche dati.

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