In una regione che attende da trent’anni un “piano cave”, Albo Cavatori Veneto, Confindustria Veneto e Confartigianato Imprese Veneto, per la prima volta, propongono un piano per il territorio e per il settore: il PIANO ZERO che prevede il chilometro zero verso il consumo zero di suolo in un approccio di economia circolare. Si rivolgono all’assessore regionale all’Ambiente e alla Protezione Civile Giampaolo Bottacin e alla Regione Veneto per risollevare le sorti del comparto.
In Veneto le grandi opere idrauliche e le infrastrutture stanno producendo diversi milioni di metri cubi di materiale di scavo che devono essere gestite e collocate. La scelta della Regione di reperire materie prime inerti dalla realizzazione di opere pubbliche anziché dalle cave, per le tre associazioni, non è sostenibile se non viene attuata con estrema attenzione agli aspetti ambientali e all’equilibrio tra domanda e offerta.
IL PIANO ZERO. Il PIANO ZERO prevede di:
- riconoscere e valorizzare, nella pianificazione delle opere, il ruolo degli imprenditori estrattivi che da “cavatori” possono diventare “gestori” delle materie prime, possedendo capacità, spazi, volumi e mezzi idonei.
- privilegiare l’utilizzo dei materiali a chilometro zero, nello spirito del Green Public Procurement (GPP) nelle opere pubbliche e private.
- garantire la copertura dei fabbisogni locali, nella pianificazione estrattiva per sabbie e ghiaie, anche in deroga alle disposizioni generali ancora vigenti.
- alleggerire i costi e la burocrazia che gravano sul mantenimento delle autorizzazioni di cava, anche quelle ferme per mancanza di lavoro.
Le opere devono essere pensate e progettate in maniera consapevole e sostenibile. Nei bandi e nei capitolati va privilegiato l’impiego dei marmi e delle pietre locali della nostra tradizione; nelle opere pubbliche vanno minimizzati i trasporti e immagazzinati gli esuberi di materiale nelle cave – dichiara Raffaella Grassi, presidente di Albo Cavatori Veneto -. E’ fondamentale che le cave esistenti e gli impianti di lavorazione possano sempre disporre del materiale necessario a garantire la copertura dei fabbisogni locali; in caso di necessità vanno concessi ampliamenti o approfondimenti anche in deroga ai limiti imposti dall’attuale Legge 44/82, in modo da sfruttare al massimo il giacimento con il minore consumo di suolo possibile. Va inoltre impedita la chiusura di cave storiche di materiali unici, come ad esempio la Trachite degli Euganei, la cui estrazione è previsto debba cessare entro i prossimi cinque anni. Questo è il PIANO ZERO che proponiamo all’Assessore e al Governo della Regione: contenere il trasporto dei materiali e valorizzare al massimo le attività esistenti.
La congiuntura economica degli ultimi anni ha determinato una trasformazione del settore delle cave. A fronte di una riduzione dell’attività estrattiva tradizionale, si stanno delineando nuovi utilizzi della cava, quali: l’uso delle terre a miglioramento dell'area stessa, la produzione di prodotti derivati (principalmente calcestruzzi), l’utilizzo per la gestione di rifiuti da inerti, oppure come destinazione eco-ambientale e perfino di attività turistica – spiega Ezio De Pra, Presidente Attività Estrattive e Materiali da Costruzione Confindustria Veneto -. Stiamo inoltre assistendo ad una piccola metamorfosi e cioè quella del cavatore che diviene gestore. A tale quadro della realtà e del mercato profondamente mutato, è necessario che corrisponda un nuovo quadro normativo per favorire ulteriormente tali trasformazioni del settore, così come serve un nuovo approccio culturale.
La riduzione del consumo di suolo è uno di quegli obiettivi strategici di lungo periodo su cui devono convergere gli sforzi di tutti gli attori coinvolti – afferma Luigi Curto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto -. Un plauso quindi al sistema dei cavatori veneto, tra i più importanti in Italia, che da subito si rende “disponibile” ad affrontare una evoluzione che necessità però, di due fattori importanti: la disponibilità delle imprese a rivoluzionare il loro modo di operare e dall’altro una amministrazione regionale pronta a legiferare in modo da offrire un quadro normativo non di favore, ma adatto ai tempi ed agli obiettivi. Sono certo che li avremo entrambi e la nostra regione sarà capofila nel Paese di una nuova filiera “circolare” che risponderà al contempo alle problematiche ambientali e a quelle produttive, ad esempio agendo su ambiti tipo la lotta al dissesto idrogeologico o alla creazione di green jobs nel recupero degli inerti.
Il settore delle costruzioni e il comparto delle cave possono fare molto per attuare le politiche europee e nazionali sull’economia circolare – dichiara Antonella Faggiani, docente di valutazione economica dei progetti, Università Iuav di Venezia -. La ricerca che studio Theorema ha svolto con il supporto di Confartigianato Imprese Veneto dimostra che con una progettazione consapevole e scelte adeguate di gestione degli inerti è possibile ridurre gli impatti ambientali e creare migliori condizioni di sviluppo, conciliando sostenibilità e crescita economica.