La filiera produttiva del cemento quale parte attiva nella transizione all’economia circolare: è questa l’immagine che si trae dalla lettura della nuova edizione del Rapporto di Sostenibilità di AITEC, l’associazione delle Aziende Italiane Produttrici di Cemento.
Parte di Confindustria Federbeton, AITEC rappresenta rispettivamente il 90% e il 97% della produzione nazionale di cemento e clinker, con riferimento particolare al triennio esaminato nel Rapporto di Sostenibilità (2015-2017).
“L’Economia Circolare, applicata alla filiera del cemento e del calcestruzzo, è il miglior veicolo per contribuire al contenimento dei cambiamenti climatici. L’attuazione di azioni volte al recupero di materia, al recupero energetico, all’ottimizzazione dei processi produttivi e al dialogo con i territori, sono fondamentali per realizzare un virtuoso modello economico circolare. Ogni azione compiuta in questa direzione oltre ad essere sostenibile ambientalmente e socialmente, può generare valore economico. Ecco dunque che l’economia circolare diventa un fattore di competitività determinante, oltreché distintivo”, sottolinea Antonio Buzzi, Coordinatore della Commissione Ambiente ed Economia Circolare di Federbeton Confindustria.
IL RAPPORTO DI SOSTENIBILITÀ AITEC - LE CIFRE. Il documento è stato realizzato sulla base delle informazioni raccolte presso le aziende associate ad AITEC, ampiamente rappresentative dell’industria italiana del cemento. Nello specifico, nel 2017 risultano essere operative in Italia 19 aziende cementiere con 57 impianti produttivi. A fronte di una produzione di 19,3 milioni di tonnellate di cemento – in linea con il dato 2016 –, i consumi nazionali registrano un andamento sostanzialmente piatto (+0,3%).
LA RILEVAZIONE DEL RAPPORTO SI RIFERISCE AL PERIODO 2015 – 2017. I risultati positivi di effettiva re-immissione di materiali di recupero nel ciclo produttivo, quali risorse riutilizzabili, derivano dal sostanziale impegno sul fronte degli investimenti in tecnologie innovative: nel triennio analizzato, e malgrado la congiuntura di crisi, sono stati investiti 87,5 milioni €.
Le imprese cementiere, nel solco dell’economia circolare e dell’impegno alla mitigazione dei cambiamenti climatici, hanno progressivamente aumentato i tassi di sostituzione di combustibili fossili e materie prime naturali, a favore di un crescente recupero di rifiuti urbani e industriali (favorendo la chiusura del ciclo della raccolta differenziata) e del riutilizzo di materiali di scarto, provenienti da altri cicli produttivi e da demolizioni:
- La sostituzione calorica, per la produzione di cemento, è passata dal 14,9% del 2015 al 17,3% del 2017 per un totale di quasi 360.000 tonnellate di combustibili alternativi sottratti alla discarica o a recuperi energetici meno virtuosi.
- L’Italia resta indietro rispetto alla media europea, che si attesta al 40% di sostituzione calorica, con la Germania che esprime un tasso del 66% e l’Austria del 76%.
- Aumenta anche il tasso di sostituzione delle materie prime naturali: +1,2% con materie residuali, derivanti da altri processi industriali.
- Nel solo 2017, il settore della filiera del cemento ha recuperato oltre 1,84 milioni di tonnellate di materie prime residuali, derivanti da altri processi industriali: il tasso di sostituzione di materie prime naturali si attesta in Italia al 7,4%, superiore alla media europea del 4,4% (dato 2016).
La filiera del cemento ha conseguito importanti traguardi di riduzione delle emissioni, grazie agli investimenti in tecnologie innovative e all’utilizzo di combustibili contenenti biomassa, sostitutivi di quelli fossili. I dati, riferiti alle emissioni specifiche (per singola unità di prodotto), riportano:
a) -12,4% emissioni CO2 grazie all’impiego di biomassa;
b) -29,4% emissioni polveri PM10;
c) -29,7% emissioni ossidi di azoto;
d) -32,6% emissioni ossidi di zolfo.