Nel 2015 la produzione di cemento in Italia ha mostrato un’attenuazione nella caduta rispetto agli anni precedenti, riscontrando un decremento pari al 3,3% e attestandosi su un livello pari a 20,8 milioni di tonnellate. L’Italia conferma la propria posizione di secondo paese produttore di cemento nell’area UE 28, alle spalle della Germania. A livello territoriale il maggior calo si manifesta nel Nord (-6,9%), seguito dal Centro e dalle Isole; il Sud registra, invece, un andamento in controtendenza (+1,8%).
I dati sono contenuti nella Relazione annuale 2015 - IN ALLEGATO - pubblicata dall'Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento (AITEC).
“Il trend dei consumi di cemento – si legge nella Relazione - ha riscontrato un sensibile ridimensionamento della propria dinamica negativa, registrando tuttavia un decremento su base annua pari al 2,5% con un volume complessivo di 19,6 milioni di tonnellate.
La caduta nel 2015 è stata determinata dall’andamento negativo delle costruzioni in tutti i comparti. I dati sull’attività edilizia nei settori residenziale e non residenziale, pubblicati dall’Istat, confermano l’intensità della contrazione. La domanda di cemento, fortemente correlata alla realizzazione di nuovi costruzioni, ha risentito in particolare del calo dei permessi di costruzione concessi nel corso del 2014: il numero complessivo di nuove abitazioni (nuove e ampliamenti) ha raggiunto circa 42.000 unità (nel 2005 erano oltre 300.000); l’edilizia non residenziale ha presentato una superficie in calo rispetto all’anno precedente, con un decremento pari al 11,1%. Il settore delle opere pubbliche, che è stato fiaccato negli ultimi anni dalle politiche di austerità adottate per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica, ha anch’esso mostrato un decremento rispetto all’anno precedente, ma in misura sensibilmente inferiore rispetto agli altri comparti (-1,3% secondo le stime dell’ANCE).
A fronte dell’attenuazione del decremento del livello dei consumi interni di cemento rilevati nel 2015 anche la produzione di clinker ha subìto una contrazione meno significativa, raggiungendo il livello di 15,5 milioni di tonnellate (-1,9% rispetto al 2014). Il rapporto tra consumi di clinker e produzione di cemento è rimasto sostanzialmente costante, intorno al 78%. Tale andamento stazionario conferma lo sforzo continuo da parte delle aziende produttrici di cemento di ridurre l’impatto climalterante legato alla produzione di clinker.
Le prospettive per il 2016 sono improntate a un cauto ottimismo, con i consumi di cemento che dovrebbero assestarsi intorno allo 0%. Il mutato quadro macroeconomico nazionale dovrebbe generare un impatto positivo sui consumi di cemento: alle attese di ripresa del PIL si abbinano, infatti, le politiche monetarie espansive della BCE che dovrebbero favorire l’espansione del credito alle famiglie e alle imprese. Inoltre, i maggiori spazi di flessibilità sui conti pubblici, concessi all’Italia dalla Commissione Europea, potranno tradursi in politiche di finanza pubblica maggiormente espansive, in particolare sul fronte degli investimenti.
PROSEGUONO GLI INVESTIMENTI PER MINIMIZZARE L'IMPATTO AMBIENTALE. L’industria italiana del cemento si è impegnata a realizzare investimenti volti a minimizzare l’impatto ambientale dei processi produttivi, impegno che non è venuto meno nonostante la situazione congiunturale che ha portato la produzione dai 43 milioni di tonnellate del 2008 ai 21,5 milioni registrati nel 2014.
Nel periodo 2009-2014 il settore registra importanti diminuzioni dei principali parametri emissivi: -25% emissioni specifiche di ossidi di azoto e di zolfo e -43 % emissioni specifiche di polveri. Si tratta di emissioni rapportate all’unità di prodotto, pertanto scevre dall’effetto crisi. Sempre nello stesso periodo le emissioni di CO2 evitate grazie all’utilizzo dei combustibili alternativi derivati dai rifiuti sono state superiori a 1,35 Milioni di tonnellate, anche se in Italia la sostituzione calorica si ferma al 13% rispetto alla media europea che si attesta intorno al 30%.
La sostituzione delle materie naturali con scarti derivanti da altri processi industriali ha consentito in sette anni il risparmio di più di 11 milioni di tonnellate di materie prime naturali (calcare e argilla) andando a ridurre in maniera consistente l’attività estrattiva. Significativo anche l’aumento dell’efficienza energetica media degli impianti: i consumi termici sono calati del 4,5% raggiungendo valori in linea con le migliori tecnologie disponibili. Tali risultati sono stati raggiunti grazie ad investimenti in tecnologie di abbattimento degli inquinanti e in progetti di efficientamento energetico pari a circa 250 milioni di euro sull’intero periodo (2009-2014).
Principali sfide per il futuro per la sostenibilità del settore restano il miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti, l’aumento dell’utilizzo di combustibili alternativi per diminuire ulteriormente le emissioni specifiche di CO2, il miglioramento delle prestazioni ambientali compatibilmente con lo sviluppo tecnologico e del mercato nonché la realizzazione di cementi di miscela innovativi a minor impatto ambientale”.