Ai 33 milioni di titoli emessi in dieci anni e alle 2,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio risparmiate nel 2014, che hanno promosso uno sviluppo del mercato e delle competenze, si contrappone una crescente incertezza delle regole.
Se n’è parlato alla quarta conferenza annuale della FIRE “Certificati bianchi: titoli di efficienza energetica a portata di mano”, con l’obiettivo di fare il punto sul meccanismo insieme a tutti gli stakeholder e dare un contributo concreto alle istituzioni incaricate della sua gestione. Giunta alla quarta edizione, la Conferenza ha avuto luogo nei giorni 19 e 20 marzo scorsi a Roma, e anche quest’anno ha visto alternarsi allo stesso tavolo di discussione e confronto tutti gli stakeholder che partecipano al meccanismo, dai rappresentanti delle istituzioni, ai soggetti obbligati e alle ESCO, dai politici di alcune delle principali forze politiche del nostro paese alle associazioni di categoria, imprese ed energy manager.
Con più di 33 milioni di titoli emessi dal 2005 a febbraio 2015, il meccanismo dei titoli di efficienza energetica (TEE) rappresenta il principale strumento di incentivazione per lo sviluppo dell’efficienza energetica in Italia.
I TEE CONTRIBUIRANNO AL 60% DELL’OBIETTIVO AL 2020. Secondo la notifica inviata dal nostro Governo alla Commissione europea, i certificati bianchi contribuiranno al 60% dell’obiettivo al 2020. Inoltre, negli ultimi anni hanno consentito di conseguire un miglioramento dell’efficienza energetica soprattutto nel settore industriale, generando un risparmio di 2,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio nel 2014 (ossia l’equivalente di circa 30.000 GWh).
ATTESE LE NUOVE LINEE GUIDA. Dal confronto della due giorni romana è emerso che il meccanismo, pur avendo raggiunto gli obiettivi che si era prefissato, sta vivendo un momento di incertezza, legato a diversi fattori come la tanto attesa pubblicazione delle nuove linee guida, la necessità di revisione dello strumento del coefficiente di durabilità e, più in generale, il bisogno di un sistema di regole chiaro che non muti in itinere, ma che garantisca a tutti gli attori la certezza del futuro normativo all’interno dei cui confini poter investire.
“Lo schema si trova di fronte a una prova di maturità” ha affermato il direttore FIRE Dario Di Santo “da un lato ha consentito di ottenere risultati eccellenti, dall’altro – in attesa delle linee guida di aggiornamento delle regole inizialmente previste nel 2013 – sta creando apprensioni fra gli operatori a causa di modifiche operative introdotte dal GSE nella gestione delle pratiche e nel processo di verifica”.
Si tratta di cambiamenti che, per quanto animati da criteri condivisibili (garanzie sulla bontà dei progetti, opportunità di promuovere una qualificazione crescente degli operatori, necessità di aggiornare alcuni parametri tecnici), sono stati attuati senza la preventiva emanazione delle citate linee guida, cogliendo gli operatori di sorpresa e causando qualche ritardo nella gestione di alcune pratiche.
“Un’ulteriore conferma che la complessità del nostro sistema legislativo e i ritardi attuativi creano poi problemi operativi a chi gestisce gli schemi di incentivazione e dunque anche agli operatori” ha continuato Di Santo “ma sono comunque problemi superabili ricorrendo a un maggiore dialogo fra Istituzioni e stakeholder: per questo FIRE avvierà in collaborazione con il GSE e le altre Istituzioni un osservatorio permanente nell’ambito del progetto europeo Enspol, al fine di facilitare lo scambio di informazioni fra le parti”.