Giovedì 13 marzo in Aula al Senato il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha risposto all'interrogazione n. 3-01751 sulla certificazione ambientale dei generatori di calore, illustrata dal senatore Luigi Spagnolli (Aut (SVP-PATT, Cb)).
Il regolamento di cui al decreto ministeriale 7 novembre 2017, n. 186, ha ricordato Spagnolli, “stabilisce i requisiti per il rilascio di una certificazione ambientale dei generatori di calore alimentati con legna da ardere, carbone a legna e biomasse combustibili, evidentemente al fine di fornire a coloro che intendono acquistarli indicazioni di qualità ambientale. Ne abbiamo già accennato prima di questa seduta fuori dall'Aula. In particolare, il regolamento individua le classi di qualità per la certificazione dei generatori di calore sulla base delle prestazioni emissive (una stella è il minimo, cinque stelle è la stufa altamente performante). Tra i generatori di calore si annoverano, tra l'altro, stufe a legna ordinarie e stufe ad accumulo (queste ultime sono un prodotto relativamente di nicchia, ma comunque presente nel nostro mercato).
Il regolamento stabilisce che, per ottenere la certificazione ambientale, le stufe ad accumulo devono essere conformi alla norma UNI EN 15250. Le stufe ad accumulo vengono vendute nei territori alpini con un certo successo perché consentono di ridurre il consumo di combustibile. Sono impianti, infatti, che bruciano rapidamente il combustibile, ma il calore viene assorbito dalla loro massa e rilasciato gradualmente nell'ambiente per le successive ventiquattro ore; sono quindi molto efficienti, più della gran parte delle normali stufe a legna.
Per quanto riguarda le stufe a legna, invece, il regolamento fa riferimento a un'altra normativa di certificazione (UNI EN 13240). In pratica, si verifica una consistente differenza degli effetti delle diverse misurazioni effettuate in funzione delle due diverse norme UNI: una disparità metodologica che fa sì che gli impianti abbiano risultati diversi ai fini delle classi di qualità. Sono cose che succedono quando le norme non tengono conto del fatto che ci sono prodotti che l'innovazione porta ad avere delle qualità diverse, ma con caratteristiche di produzione dell'energia diverse. Particolarmente penalizzate risultano proprio le stufe ad accumulo, certificate EN 15250, che sono state pensate per il massimo risparmio energetico mediante l'utilizzo di materiali naturali per la loro produzione e delle minori quantità di combustibili a emissione”.
Tutto ciò premesso, l'interrogante chiede di sapere “se non sia il caso di superare tali disparità introducendo coefficienti e criteri omogenei sulle classi di qualità ai fini della certificazione ambientale, per non penalizzare gli impianti che alla prova dei fatti rispondono agli obiettivi di efficientamento energetico e di riduzione dell'impatto ambientale. È ovvio, signor Ministro, che non mi posso aspettare un impegno da parte sua ad intervenire personalmente, ma chiedo almeno di conoscere qual è l'organo tecnico da cui dipendono queste certificazioni affinché sia possibile intervenire per ottenere tale modifica, ovviamente se lei è d'accordo”.
Pichetto: il decreto 186/2017 segue la normativa Ecodesign
Nella sua risposta, Pichetto Fratin ha evidenziato che “il lavoro tecnico preliminare all'adozione del decreto n. 186 del 2017 è stato condotto da un gruppo di lavoro di esperti, la cui istruttoria è stata oggetto di analisi del tavolo tecnico permanente di cui all'articolo 20 del decreto legislativo del 2010, n. 155, il quale garantisce, tra Ministeri, Regione e autorità competenti in materia di emissioni in atmosfera, la più ampia condivisione delle scelte effettuate. Le prestazioni emissive funzionali alla certificazione dei generatori e alla conseguente assegnazione delle stelle sono state definite in aderenza ai valori proposti nell'ambito della normativa attuativa della direttiva Ecodesign.
In merito al campionamento del particolato emesso da generatori di calore alimentati a biomassa solida di piccola potenza, a valle del confronto tra le due tecniche esistenti (i metodi cosiddetto a freddo e a caldo), si è ritenuto preferibile quest'ultimo, già utilizzato nella normativa tedesca sugli impianti di combustione di piccole e medie dimensioni”.
MASE aggiornerà il decreto per includere le stufe ad accumulo nel piano qualità aria
Il ministro segnala che, “ad oggi, il decreto n. 186 del 2017 non prevede la certificazione per la tipologia delle stufe ad accumulo artigianali, poiché esse si configurano come pezzi unici realizzati in base alle caratteristiche dell'edificio in cui sono stati progettati, e pertanto non possono essere testate da un punto di vista energetico ed emissivo.
Atteso, però, che la ratio del decreto non è di escludere alcuna tipologia di generatore dalla possibilità di certificazione e, quindi, di successiva incentivazione, e considerata altresì l'elevata qualità di tali prodotti, in particolar modo di quelli artigianali, si procederà, nell'ambito del piano nazionale sulla qualità dell'aria a un aggiornamento del decreto sulla certificazione degli impianti, al fine di tenere conto delle peculiarità tecniche di tali stufe ad accumulo. Per quanto riguarda il piano sulla qualità dell'aria, si sta definendo in questo momento il confronto con le Regioni e con tutti gli organi tecnici competenti e su questo procederemo”.
Nella sua replica, il senatore Spagnolli ha condiviso la necessità di adeguare le norme per includere questi prodotti innovativi: “Signor Ministro, devo dire che la sua disponibilità sicuramente soddisfa. C'è da prendere atto, appunto, che si tratta di prodotti piuttosto innovativi e quindi ci sta che le nostre norme debbano essere poi aggiustate in corso d'opera. Confido che questo sia possibile e mi metto a disposizione, non certo personalmente, ma nel dare indicazioni sui produttori e i rivenditori che potrebbe tornare utile ascoltare per arrivare a fare questa modifica”.