Stanno per ripartire i contatti tra i tecnici del ministero e le parti coinvolte (imprese, banche e professionisti), per trovare dei correttivi al decreto legge 11/23, il decreto legge che ha bloccato le cessioni future.
Ma c’è da risolvere ancora il problema dei crediti incagliati che secondo i dati diffusi da Istat ammonterebbero a circa 25 miliardi di crediti in sofferenza. A fine marzo poi c’è il termine ultimo per comunicare all’Agenzia delle entrate le cessioni effettuate nel 2022.
Il Governo è a lavoro per cercare una soluzione
“Intervenire sulla cessione dei bonus edilizi - ha affermato il ministro Giancarlo Giorgetti - è stato l’indispensabile presupposto a tutela dei conti pubblici per il 2023, invertendo una tendenza negativa certificata oggi dall'Istat. Parimenti il governo è al lavoro con tutti i soggetti interessati per risolvere il grave problema di liquidità finanziaria delle imprese ereditato da imprudenti misure di cessione del credito non adeguatamente valutate nei loro impatti al momento della loro introduzione”.
Confindustria, intervenuta in audizione alla Camera, propone di gestire una piattaforma certificata di cessione crediti tra imprese. Da un lato si sta già agendo in via informale con moral suasion sulle banche ad accelerare sulle pratiche in istruttoria puntando a lavorarle in tempi più contenuti, dall’altro Ance (associazioni costruttori) evidenzia come si debba fare presto proprio sui crediti bloccati.
Il corridoio fiscale
Nel frattempo al ministero si lavora per una sorta di corridoio fiscale per casi specifici, in determinate situazioni come Sismabonus, Ecobonus con soglie Isee, incapienti, onlus e Iacp è possibile che si mantenga una forma di cessione dei crediti. Tutto questo dovrebbe quindi mettere la parola fine alla cessione crediti così come l’abbiamo conosciuta.