“Purtroppo, come già Renovate Italy ha denunciato fin dall'inizio dell'anno, le modalità applicative indicate nella bozza di provvedimento non fanno che confermare la previsione che questo provvedimento, lungi dall'essere LA soluzione dell'annoso problema dell'incapienza fiscale, sarà pressoché inutile, per via di una lunga serie di motivi”.
Così Renovate Italy commenta la bozza di provvedimento dell'Agenzia delle Entrate in circolazione (in applicazione dell'art. 1, comma 74 della legge 208/2015) con cui sono definite condizioni e procedure per la cessione dell'ecobonus.
La Legge di Stabilità ha previsto che, in caso di lavori condominiali, i contribuenti che appartengono alla cosiddetta no tax area hanno la facoltà di cedere il proprio incentivo ai fornitori che realizzano gli interventi, secondo modalità che avrebbero dovuto essere stabilite dall'Agenzia delle Entrate entro il 29 febbraio scorso. Il ritardo nella definizione delle modalità operative era già stato stigmatizzato da varie associazioni (e recentemente anche dall'on. Realacci) comprensibilmente preoccupate per il tempo che trascorre velocemente, dato che il provvedimento riguarda solo le spese di riqualificazione energetica sostenute nel 2016. Ed è noto che gli investimenti condominiali richiedono tempi lunghi per essere deliberati, realizzati e pagati.
I PUNTI CRITICI DELLA BOZZA. Secondo Renovate Italy, nella bozza di provvedimento delle Entrate “l'ambito di applicazione dell'agevolazione è troppo ristretto, potendo essere applicata solo dai contribuenti in condizioni di completa esenzione d’imposta, che sono solo una parte (probabilmente minoritaria) di quelli che, trovandosi in situazione di totale o parziale incapienza fiscale, non sono in grado di sfruttare pienamente l'incentivo; addirittura ne sono esclusi i contribuenti privi di qualunque reddito!”.
Inoltre “la nuova norma introduce un'ulteriore disparità di trattamento tra cittadini appartenenti a diverse categorie fiscali, e la sua capacità di agevolare le delibere assembleari sarà irrisoria e, anzi, contribuirà ad aumentare il livello di confusione e di sfiducia che già oggi caratterizza questa misura agevolativa”.
Il credito ceduto all'impresa esecutrice “potrà essere fruito in 10 quote annuali di pari importo. Le imprese che accetteranno la cessione del credito (si tratta di una facoltà e non di un obbligo) si troveranno in bilancio crediti nei confronti dell'Erario di durata fino a dieci anni, con gravi ripercussioni sulla loro liquidità”.
Inoltre “non è ancora chiaro se i crediti ceduti alle imprese saranno esigibili alla scadenza delle varie quote annuali, o se si tratterà solo della facoltà di compensare debiti tributari che potrebbero anche non esserci. In tal caso le imprese subirebbero una perdita definitiva, non quantificabile a priori. Si deve ricordare che le imprese che realizzano molti lavori di riqualificazione energetica si trovano normalmente in situazione cronica di credito fiscale, subendo una ritenuta fiscale dell'8% che di norma è pari al doppio dell'imposta sul reddito generata”.
Infine, Renovate Italy osserva che “si introduce un'inaccettabile distorsione del mercato: anziché ricercare l'adeguatezza delle imprese e delle loro proposte tecniche, molti clienti saranno invogliati a individuare fornitori in base a criteri che nulla hanno a che fare con competenza e qualità”.
LE PROPOSTE. Per questi motivi Renovate Italy suggerisce di:
- ampliare la platea dei fruitori della nuova misura agevolativa, consentendo a chiunque di optare per la cessione del credito in luogo della detrazione fiscale;
- precisare che la cessione riguarda un vero e proprio credito dei soggetti cessionari e non la mera possibilità di compensare debiti fiscali o contributivi;
- consentire la cessione del credito ai soggetti disposti a finanziare gli interventi (banche o altri investitori istituzionali), evitando in questo modo intermediazioni e minimizzando i costi finanziari;
- fornire stabilità all'agevolazione, estendendola a un periodo pluriennale.
“Solo in questo modo – afferma l'associazione - potrebbe essere risolto il problema dell'incapienza fiscale che, oltre a essere di grave intralcio alle decisioni di spesa condominiali, rappresenta una vera e propria iniquità sociale, rendendo più costosi (fino al triplo) gli interventi a carico della popolazione meno abbiente.
Risolvere il problema dell'incapienza fiscale tuttavia non è sufficiente, perché l'ecobonus non consente di superare altri ostacoli che impediscono di affrontare gli interventi più efficaci di riqualificazione energetica degli edifici: quelli capaci di dimezzare o più i consumi di energia e le emissioni inquinanti, intervenendo sia sull'involucro delle abitazioni sia sugli impianti. Questi interventi sono economicamente impegnativi, e la distribuzione nell'arco di dieci anni dell'incentivo obbliga i proprietari ad anticipare il pagamento.
Chi non ha le risorse economiche né la possibilità di essere finanziato non può affrontare l'investimento, nonostante la capacità degli incentivi e del risparmio energetico che si produrrebbe di coprire completamente i costi, ma in un lungo periodo. La solidarietà nei debiti condominiali (il timore di dover pagare per gli altri) completa il quadro degli ostacoli che impediscono alle assemblee di condominio di considerare gli interventi di riqualificazione profonda che, invece, sono indicati dall'Unione Europea come una delle soluzioni per ridurre drasticamente i consumi e le emissioni climalteranti.
Per avviare un ampio programma di profonda trasformazione del patrimonio immobiliare è necessaria una nuova configurazione di incentivo (non sostitutivo dell'attuale ma integrativo, almeno in una prima fase), in grado di rimuovere l'avversione dei cittadini per investimenti impegnativi, e capace di incoraggiare gli investitori istituzionali ad assumere un ruolo attivo in questo settore.
Il nuovo incentivo dovrebbe riguardare tutti gli interventi sulle componenti, condominiali e non, suscettibili di migliorare drasticamente la prestazione energetica dell'edificio e compresi in un progetto integrato, da realizzare anche per fasi. Ai benefici dell'ecobonus (stabilizzato e ottimizzato, come sopra detto, con la sua trasformazione in un vero credito, cedibile ai finanziatori) dovrebbero essere aggiunti:
- un contributo in quota interessi sulla parte di investimento non coperta dall'incentivo in quota capitale (in modo da ridurre l'avversione all'indebitamento di lungo periodo)
- l'attivazione del Fondo nazionale per l'efficienza energetica istituito dall'art. 15 del D.Lgs. 12/2014 che, al comma 2 lettera a), prevede una sezione destinata alla "concessione di garanzie, su singole operazioni o su portafogli di operazioni finanziarie" (in modo da rassicurare e coinvolgere gli investitori istituzionali).
Deve inoltre essere risolto il problema del conflitto d'interesse tra proprietari che sostengono i costi di riqualificazione e inquilini che beneficiano del risparmio energetico, attraverso la possibilità di rimodulare i contratti di locazione.
Un incentivo con queste caratteristiche sarebbe in grado di attirare gli investitori e di risolvere il problema dell'anticipazione del costo degli interventi. La sua maggiore appetibilità rispetto all'ecobonus sarebbe in grado di orientare le scelte dei cittadini verso investimenti molto più efficaci per l'economia familiare, per la tutela dell'ambiente, per lo sviluppo di attività in grado di produrre molta occupazione e per il miglioramento dei centri urbani”.