Secondo Virginio Trivella, membro del Comitato di Renovate Italy, “le istruzioni rilasciate il 23 marzo dal Direttore dell'Agenzia delle Entrate in relazione alla facoltà, riservata ai contribuenti appartenenti alla no tax area, di cedere l'ecobonus ai fornitori, confermano i timori espressi nell'analisi di Renovate Italy pubblicata su Casa&Clima del 23 marzo” (LEGGI TUTTO).
“La precisazione che il credito potrà essere utilizzato dal soggetto cessionario esclusivamente in compensazione di debiti fiscali (in dieci rate annuali), comporta l'introduzione di un nuovo pesante onere a carico degli operatori, a cui viene drenata liquidità per importi rilevantissimi, senza alcuna certezza di poter recuperare le rate in un futuro che, in una logica da impresa, è lontanissimo”.
DALLA PADELLA ALLA BRACE. Secondo Trivella “Si è semplicemente trasferito il problema dell'incapienza fiscale da chi commissiona gli interventi a chi li realizza. Con la differenza, sostanziale, che almeno i proprietari incapienti si ritrovano una casa energeticamente riqualificata, mentre le imprese incapienti rischiano di ritrovarsi con un pugno di mosche.
E con l'aggravante di non poterlo sapere a priori, il che, per un'impresa, è una condizione assolutamente inaccettabile.
Ma non è finita. In un momento di debolezza del mercato, in cui il potere contrattuale è sbilanciato fortemente a favore dei clienti che, oggi, sono in grado di imporre alle imprese marginalità da sussistenza, gli operatori saranno posti in condizione di grande debolezza. Le imprese che vorranno lavorare saranno costrette ad accettare la cessione: non farlo corrisponderebbe a boicottare la sua importante funzione sociale”.
MAGGIORE INDEBITAMENTO PER LE IMPRESE. “Le imprese – sottolinea il membro del Comitato di Renovate Italy - saranno costrette a indebitarsi ancora più di quanto sono obbligate a fare già ora, per compensare la riduzione di liquidità causata dall'acquisto degli ecobonus.
Quale sarà il tasso di sconto "giusto" con cui gli incentivi potranno essere acquistati? È impossibile dirlo, non conoscendo i tassi che saranno praticati dalle banche tra cinque o dieci anni sul debito aggiuntivo contratto dalle imprese.
E come dovrà essere valutato il rischio, trasferito alle imprese, di non poter compensare i crediti acquisiti in caso di assenza di debiti fiscali?”.
COSTI NON OTTIMIZZATI. “Anche sul piano economico – aggiunge Virginio Trivella - questa norma è illogica, perché il costo dell'indebitamento aggiuntivo delle imprese è molto maggiore di quello che potrebbe essere sostenuto dal sistema economico, se gli ecobonus fossero ceduti direttamente alle banche.
Insomma: un vero pasticcio, che dovrà essere sistemato con una nuova legge.
E non basterà la stabilizzazione. Occorre ripensare profondamente il meccanismo di incentivazione”.
IL COMMENTO DI RETE IMPRESE ITALIA. Anche Rete Imprese Italia ha fatto sentire la sua voce: “Le imprese anticipano ai cittadini incapienti, subito ed in un’unica soluzione, la detrazione d’imposta del 65% relativa alle spese per interventi di riqualificazione energetica sui condomini, mentre recuperano il credito in 10 anni. Questo è il risultato dell’attuazione della norma introdotta dall’ultima legge di stabilità. E’ evidente che nessuna impresa può permettersi di incassare i due terzi del corrispettivo relativo al proprio lavoro in 10 anni. Le imprese non sono banche! Peraltro, le banche prestano denaro dietro corrispettivo. Per questo Rete Imprese Italia chiede che la norma sia immediatamente modificata per evitare di addossare oneri impropri sulle imprese fornitrici. Senza le necessarie modifiche il meccanismo è destinato a rimanere solo sulla carta”.
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