La metà dei cittadini dell’Unione europea potrebbe produrre la propria elettricità autonomamente e da fonti rinnovabili entro il 2050, soddisfacendo così il 45 per cento della domanda di energia dell’Ue.
È quanto dimostra il report scientifico “The Potential for Energy Citizens in the European Union” - IN ALLEGATO - redatto dall’istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth Europe e REScoop.eu.
Il mercato dell’energia si sta muovendo dalle fonti fossili e il nucleare verso le energie rinnovabili, ma sta anche cambiando il sistema produttivo. Al vecchio modello centralizzato dominato dalle grandi aziende sta subentrando un modello in cui i cosiddetti energy citizens possono produrre la propria energia e collaborare anche nella gestione della domanda.
Per energy citizens si intendono gli individui o le famiglie che producono energia o gestiscono in maniera flessibile, individuale o collettiva, la propria domanda di energia. Una definizione valida anche per enti pubblici come città e edifici comunali, scuole, ospedali o edifici di proprietà del governo, così come le piccole e medie imprese con meno di 50 dipendenti.
Senza l’apporto di questi attori, la transizione verso un sistema 100 per cento rinnovabile non sarà possibile.
I DATI ITALIANI. Analizzando i risultati relativi al nostro Paese, si prevede che nel 2050 2 italiani su 5 contribuiranno alla produzione di energia. Si potrebbe arrivare così, entro questo anno, a produrre il 34 per cento del totale dell’elettricità grazie alle fonti rinnovabili distribuite.
In particolare, in relazione alla suddivisione tra categorie, il 25 per cento degli energy citizens saranno piccole e medie imprese, mentre il contributo più importante arriverà dagli impianti domestici e dalle cooperative, entrambe con un impatto del 37 per cento. Il restante 1 per cento sarà legato agli enti pubblici.
A fronte di grandi potenzialità, l’Italia sembra però andare in direzione diametralmente opposta. Con alcuni recenti provvedimenti come la riforma della tariffa elettrica, si sono infatti inseriti degli ostacoli all’autoproduzione e all’autoconsumo anziché favorire la crescita del fenomeno degli energy citizens. A testimonianza di ciò, il report di Greenpeace Italia “Rinnovabili nel mirino” evidenzia come il governo Renzi stia ostacolando il settore delle rinnovabili, con provvedimenti che stanno disincentivando il consumo e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Se infatti nel 2012 erano entrati in esercizio quasi 150 mila nuovi impianti fotovoltaici, nel 2014 – anno di insediamento del governo Renzi – i nuovi impianti entrati in esercizio sono stati appena 722. Un crollo che rispecchia la scarsa appetibilità dell’Italia per gli investitori, causata dall’incertezza normativa che regna sovrana da anni in tema di energie rinnovabili più che dalla mancanza di incentivi.