Fisco

CNA: l'anticipazione al 20% per l'appaltatore mitiga solo in parte gli effetti dello split payment

Nel 2015 le imprese soggette allo split payment e al reverse charge avranno un ammanco mensile di 2 miliardi

venerdì 27 febbraio 2015 - Redazione Build News

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Secondo un nuovo studio dell’Osservatorio CNA, nel 2015 le imprese che lavorano per la Pubblica amministrazione, circa due milioni in totale, a causa dell’applicazione dello “split payment” e del “reverse charge” soffriranno di un ammanco di cassa mensile pari a un miliardo e mezzo, a causa del mancato incasso dell’Iva.

In media, ognuna di loro avrà bisogno di 9.300 euro al mese. Le 310 mila imprese destinatarie del “reverse charge” sconteranno, nel complesso, un ammanco mensile di circa 340 milioni di euro, in media 1.110 euro ognuna.  

PENALIZZATE SOPRATTUTTO LE IMPRESE DEL SETTORE INSTALLAZIONE IMPIANTI. In particolare, a essere maggiormente penalizzate dal “reverse charge” risultano le imprese che operano nel settore “istallazione impianti”, con un deficit finanziario di 212 milioni dal mese, in media 1.520 al mese. Seguono le imprese edili che si occupano di “completamento di edifici” con un ammanco mensile di 104 milioni. Quindi, è il turno delle imprese che effettuano pulizie di edifici a favore di altre società con una carenza di fondi complessiva mensile di 28 milioni di euro.

GLI EFFETTI ECONOMICI. Oltre all’effetto sull’equilibrio finanziario a breve delle imprese, anche le conseguenze economiche sono tutt’altro che indifferenti. Le imprese, infatti, avranno il problema di recuperare completamente l’Iva sulle operazioni di vendita effettuate con la PA, non potendo più compensarla con l’Iva sulle vendite. A causa dello “split payment” le imprese dovranno recuperare circa 15 miliardi di Iva sugli acquisti; quelle soggette al “reverse charge” - secondo le stime della CNA - dovranno trovare il modo di recuperare complessivamente ben 2,250 miliardi all’anno di Iva anticipata ai propri fornitori.

Potranno scegliere di compensare i crediti Iva in sede di dichiarazione annuale, con tempi di attesa particolarmente lunghi che possono arrivare anche a 15 mesi. In questo caso dovranno pagare da 300 a mille euro di oneri amministrativi. Qualora volessero anticipare il recupero, chiedendo la compensazione dei crediti maturati con cadenza trimestrale, secondo stime dell’Osservatorio CNA, gli oneri amministrativi annuali partono da 780 euro e possono arrivare fino a 1.900 euro per le contabilità più complesse.

Per recuperare le risorse finanziarie perse, i costi del credito bancario diventano proibitivi. Solo per effetto dello split payment, ipotizzando che tutti i contribuenti accedano alla compensazione dei crediti Iva nella dichiarazione annuale, gli oneri finanziari complessivi aumenterebbero a 578 milioni di euro. In caso di compensazione trimestrale, invece, gli oneri bancari per recuperare all’ammanco finanziario sarebbero di circa 270 milioni di euro.

GLI ANTICIPI AL 20% COMPENSANO SOLO IN PARTE GLI EFFETTI DELLO SPLIT PAYMENT. Emerge, quindi, un quadro particolarmente pesante per le imprese, come confermato dalle oltre 30mila firme raccolte in pochi giorni dalla petizione online promossa dalla CNA, solo in parte mitigato dalla disposizione contenuta nel Milleproroghe che porta dal 10 al 20% l’anticipazione sul prezzo, concessa alle imprese fornitrici della pubblica amministrazione.

Ricordiamo che il decreto Milleproroghe convertito ieri in legge (LEGGI TUTTO) proroga dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 l’applicazione della disciplina (di cui all’articolo 26-ter del D.L. 69/2013, c.d. decreto del Fare) che prevede la corresponsione in favore dell’appaltatore, nei contratti relativi a lavori, di un’anticipazione pari al 10% dell’importo contrattuale, in deroga ai divieti vigenti di anticipazione del prezzo. Inoltre, viene innalzata fino al 31 dicembre 2015, dal 10% al 20% dell’importo contrattuale l’anticipazione del prezzo in favore dell’appaltatore.

E’ urgente – conclude la Cna - un intervento correttivo che elimini “split payment” e “reverse charge” in caso di utilizzo delle fatturazione elettronica per la certificazione dei corrispettivi di vendita.

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