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CNI: che lo stato italiano non neghi il contributo a UNI

Il Consiglio nazionale degli Ingegneri scrive al ministro Patuanelli a proposito dell’impegno ad erogare il finanziamento dovuto agli enti UNI e CEI

lunedì 25 maggio 2020 - Redazione Build News

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Da alcuni anni il Consiglio Nazionale Ingegneri, che ha voluto impegnarsi quale grande socio UNI dal 2014, contribuisce fattivamente, insieme ad altre professioni, alla crescita ed al rafforzamento dell’UNI e del CEI, organismi di normazione nazionali.

Infatti, oltre ad un importante sostegno economico, il CNI assicura la presenza altamente qualificata nelle commissioni tecniche di tantissimi ingegneri esperti, ma anche l’adesione di numerosi abbonati alle norme (oltre 5.500 per UNI), convinti dell’importanza della normazione tecnica quale elemento di progresso ma anche di promozione del sistema Paese Italia.

Per questo motivo ha inviato una pressante richiesta al Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, sollevando la questione relativa alla comunicazione della Direzione Generale competente dello stesso Ministero, che di recente non ha autorizzato la corresponsione del contributo a carico dell’INAIL, previsto da una precisa disposizione (D.Lgs. 223/2018), sostenendo di non poter accogliere la legittima richiesta di erogazione dei saldi dovuti in virtù del vincolo di acquisizione all’erario del 50% delle somme affluite all’entrata, ai fini del conseguimento degli obiettivi di risparmio di spesa, definite in tempi precedenti al nuovo regime legislativo in vigore.

Il rifiuto appare ingiustificato dal punto di vista normativo, ma soprattutto gravemente “disattento” agli interessi reali del Paese ed anche delle sue componenti non solo economiche e produttive ma anche sociali.

“Riteniamo che lo sforzo fatto dalla normazione UNI e CEI in questi ultimi anni – afferma Armando Zambrano, Presidente CNI - non ultima l'attività per la diffusione della cultura della qualità e della sicurezza in Italia (ben rappresentata dallo spot realizzato e lanciato da UNI a proprie spese sui canali social con quasi mezzo milione di visualizzazioni), sia una realtà ben conosciuta dal Ministro dello Sviluppo economico. In ballo c’è il rafforzamento di un settore, quello della normazione tecnica, “costruita” in modo volontario e sinergico tra tutte le rappresentanze istituzionali, produttive, sociali e professionali, volto ad assicurare migliori condizioni di vita e di tutela dei lavoratori, dei cittadini e delle loro rappresentanze sociali, anche del terzo settore, ma anche regole per un più efficiente funzionamento della pubblica amministrazione e delle varie organizzazioni economiche (banche, assicurazioni etc.). A beneficio, vale la pena di ricordarlo, dell’apparato produttivo del Paese.

Ci siamo rivolti al Ministro Patuanelli, convinti che, con la sua esperienza e competenza di professionista impegnato nelle materie tecniche e quindi ben a conoscenza del mondo della normazione, valuterà attentamente la nostra richiesta”.

Nella nota del CNI si evidenzia come la somma totale non corrisposta (poco più di 3 milioni di euro per due anni di competenza) appare veramente irrisoria per le casse dello Stato, mentre darebbe grande spinta alle attività di UNI e CEI.

Questo è tanto più vero se si pensa che l’attività di UNI, a livello internazionale e soprattutto europeo, propone norme di elevato valore, consentendo all’apparato produttivo italiano di competere più agevolmente sui mercati globali, garantendo livelli di concorrenza basati su competenza, efficienza e qualità. Infatti, norme elaborate e provenienti dall’ente di normazione di un Paese, ben strutturate e soprattutto tempestivamente e fortemente supportate presso l’Ente di coordinamento della normazione europea (CEN), ne consente il riconoscimento a livello sovranazionale, con gli evidenti vantaggi competitivi.

Altri paesi, come la Germania, sostengono fortemente i loro omologhi Enti di Normazione, ben consci dei vantaggi che questo impegno assicura alle loro produzioni industriali ed attività professionali. Qualche anno fa, fu stimato in 14 miliardi di euro il vantaggio competitivo che la Germania ottiene annualmente dalla capacità di indirizzare la normazione europea, con l’efficienza del proprio sistema organizzativo.

Sarebbe veramente paradossale che proprio il nostro Ministero dello Sviluppo Economico ostacolasse questo processo così vantaggioso per il nostro Paese, non consentendo ad UNI e CEI, riconosciuti tra i migliori enti di normazione in campo internazionale, a rafforzarsi per meglio competere con gli altri.

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