I corsi di laurea ingegneristici continuano ad avere grande successo e le Università italiane si adeguano ampliando questo tipo di offerta formativa. Sulla base dei dati del MIUR, elaborati dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, infatti, i corsi di laurea e laurea magistrale attinenti alle discipline ingegneristiche nel 2018-19 sono 778, ben 40 in più rispetto allo scorso anno accademico. Tale espansione non si limita solo alla quantità, ma coinvolge anche la distribuzione territoriale, fino al punto che oggi si è arrivati ad avere almeno un corso di laurea o laurea magistrale ingegneristico in tutte le regioni italiane.
Il dato è tanto più significativo se si pensa che nel conteggio non sono stati annoverati quei corsi che, pur fornendo un titolo utile per l’accesso agli esami di abilitazione professionale di Ingegnere e Ingegnere iunior, offrono una preparazione più vicina ad altre discipline (Architettura e Informatica). Sono stati dunque esclusi i corsi della classe L-31 Scienze e tecnologie informatiche, LM-18 Informatica, LM-66 Sicurezza informatica, L-17 Scienze dell’Architettura e LM-4 Architettura e ingegneria edile-architettura nella “versione biennale”, mentre sono stati considerati una buona parte dei corsi della classe LM 4 a ciclo unico. Nonostante ciò risulta che gli atenei italiani hanno attivato nell’anno accademico in corso 330 corsi di laurea di primo livello e 448 di secondo livello (di cui 17 a ciclo unico) nelle discipline tipicamente ingegneristiche. Tra i corsi di primo livello, la classe di laurea più numerosa risulta la L-9 Ingegneria industriale con quasi il 44% dei corsi (144 corsi), seguita dalla L-8 Ingegneria dell’informazione che racchiude un terzo dei corsi di laurea “triennali”.
Nella nostra indagine periodica – dice Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI - emergono alcuni elementi di grande interesse, solo apparentemente contraddittori. Come ad esempio la diffusione dei corsi di laurea ingegneristica, ormai estesa all’intero territorio nazionale a fronte della indiscussa egemonia dei cinque grandi atenei ‘storici’. Così come la proliferazione delle denominazioni segna, da un lato, la grande specializzazione che l’offerta formativa di ingegneria produce rispetto alla tradizionale ripartizione dei corsi di laurea, accompagnata per contro dalla multidisciplinarietà di alcuni settori emergenti (Ingegneria biomedica, dell’automazione, della sicurezza etc.). Infine, ma non da ultimo, la massiccia presenza di corsi in lingua inglese (circa un ottavo del totale) spinge l’ingegneria italiana dell’immediato futuro verso una rinnovata competitività internazionale.
Anche tra i corsi di laurea magistrale, la parte più corposa è quella relativa all’Ingegneria industriale con 143 corsi (quasi un terzo del totale), ma in questo caso si rivela decisamente più consistente la quota di corsi del settore civile ed ambientale (122 corsi pari al 26,1%), anche per il contributo dei corsi di laurea a ciclo unico citati in precedenza. A differenza del primo livello, tuttavia, esiste una parte di corsi di laurea magistrale (nell’anno accademico in esame sono 77 corsi, pari al 17,2%) il cui titolo permette l’accesso a settori diversi dell’albo: si tratta di quelli della classe LM-21 Ingegneria Biomedica, della LM-25 Ingegneria dell’Automazione, della LM-26 Ingegneria della Sicurezza, della LM-31 Ingegneria Gestionale.
La classe di laurea magistrale LM-33 Ingegneria meccanica si conferma anche in questo anno accademico l’ambito disciplinare con il maggior numero di corsi (53, uno in più del 2017-2018).
Seguono i 50 corsi della LM-23 Ingegneria civile (+2 rispetto all’anno precedente) e i 47 della LM- 32 Ingegneria informatica (+3). Da evidenziare che, sebbene queste tre sole classi coprano complessivamente un terzo dell’intera offerta formativa magistrale nelle materie ingegneristiche, la formazione ingegneristica appare sempre più orientata verso la multidisciplinarietà: dopo le tre classi citate, infatti, si colloca la classe LM-35 Ingegneria per l’ambiente ed il territorio (36 corsi) che con i 4 corsi in più rispetto all’anno precedente sopravanza la LM-29 Ingegneria elettronica (34 corsi); seguono poi i 29 corsi della LM-31 Ingegneria gestionale e i 25 della LM-27 Ingegneria delle telecomunicazioni.
Uno degli effetti dell’abolizione delle facoltà è che oggi ogni ateneo può attivare un corso di laurea attinente alle discipline ingegneristiche, pur non avendo mai avuto la facoltà di ingegneria al suo interno. Questa sorta di “liberalizzazione” ha fatto sì che atenei come, ad esempio, quelli di Foggia, Verona, Bolzano, del Molise, tanto per citarne alcuni, estranei alla formazione ingegneristica fino a pochi anni fa, possiedono ora nella propria offerta formativa anche corsi di laurea ingegneristici.
Anche grazie a questo effetto, in alcune regioni (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Basilicata) tutte le province possiedono almeno un corso di laurea e complessivamente sono ben 69 le province italiane in cui è possibile frequentare uno dei 778 corsi di laurea o laurea magistrale ingegneristici. In testa si colloca Roma con 95 corsi (in tale conteggio sono compresi anche i corsi delle Università telematiche con sede a Roma), seguita da Napoli (48 corsi), Milano (47 corsi) e Torino (43 corsi).
Parlando di singoli atenei, i due politecnici di Milano e di Torino si confermano ancora una volta i principali centri di formazione ingegneristica italiani con, rispettivamente, 50 e 42 corsi di laurea e laurea magistrale, sebbene, rispetto all’anno precedente, il secondo posto di Torino venga avvicinato dall’Università La Sapienza di Roma (40 corsi). Nonostante la citata proliferazione di corsi in ogni area del paese, va tuttavia evidenziato che più di un quarto dei corsi a vocazione ingegneristica sono concentrati in soli 5 atenei (i due Politecnici di Milano e Torino, La Sapienza di Roma, l’Università di Bologna e la Federico II di Napoli).
L’espansione dell’offerta formativa ingegneristica coinvolge anche gli atenei telematici: nei 6 che offrono corsi in ingegneria (oltre all’Università telematica E-campus, l’Università degli Studi Niccolò Cusano, l’Università telematica Pegaso, l’Università telematica internazionale Uninettuno e l’Università telematica Guglielmo Marconi si è aggiunta anche l’Università Telematica Universitas Mercatorum) i corsi attivati nell’anno accademico 2018/2019 sono 28 (14 di primo livello e altrettanti di secondo), di cui un quarto (7 corsi) nella Guglielmo Marconi.
In allegato il rapporto del Cni