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Code e disagi sulle autostrade liguri: perché tanti cantieri proprio ora?

Il Direttore di Gestione Rete di Autostrade illustra un nuovo protocollo di verifiche che ha portato alla chiusura di interi tratti autostradali

giovedì 2 luglio 2020 - Redazione Build News

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In seguito alle lunghe code verificatesi lungo le autostrade della Liguria, soprattutto nel weekend, in molti si sono chiesti come mai Autostrade per l’Italia abbia atteso l’inizio della stagione turistica per effettuare un così gran numero di ispezioni e manutenzioni delle gallerie. Radio24 ha intervistato due dei protagonisti del “braccio di ferro” che si è venuto a creare in seguito alla situazione: il Presidente della regione Liguria Giovanni Toti e il Direttore di Gestione Rete di Autostrade per l’Italia, dott. Enrico Valeri.

La regione esclusa dal piano di interventi

Va ricordato, inoltre, che la regione e gli enti locali sono esclusi dalle concessioni di stato, e non possono quindi intervenire o proporre modifiche al piano di interventi. Piano di interventi che Toti ha dichiarato di non conoscere nemmeno. Il rischio, ora, è che questi cantieri abbiano un impatto negativo sul turismo e sul conseguente tentativo di ripresa della regione.

Nel corso di un’intervista a 24Mattina Toti ha fatto presente che sul territorio ligure sono presenti anche nodi strategici sul fronte della logistica del nord-ovest. I bacini portuali di Genova, Voltri e Savona messi insieme rappresentano il polo portuale più grande d’Italia e tra i più importanti in Europa. Le lunghe code comportano, inoltre,  oneri notevoli sui bilanci delle aziende di autotrasporto.

Nuove modalità e tempistiche dei controlli

Rimangono da da controllare ancora 147 gallerie sulle 285 presenti sulla rete ligure. Ma questi controlli, manutenzioni e messa in sicurezza non potevano essere effettuati nel periodo marzo-maggio, in pieno lockdown, quando non circolava praticamente nessuno? Sebastiano Barisoni lo ha chiesto al dott. Enrico Valeri, Direttore di Gestione Rete di Autostrade per l’Italia, nel corso del programma Focus Economia di Radio24 andato in onda nella serata di martedì 30 giugno.

È necessario iniziare con una premessa sulla normativa che disciplina i controlli in galleria. Mentre sui protocolli che regolano le verifiche sui ponti si sono succedute, negli ultimi decenni, normative sempre più puntuali, l’unica normativa applicabile per i controlli, e quindi per la sorveglianza, delle gallerie è una circolare del 1967 che si riferisce alla genericità delle opere d’arte autostradali. Altri Paesi adottano un protocollo diverso; “Autostrade per l’Italia ha familiarità, per esempio, con la disciplina specifica per i controlli in galleria del governo francese, grazie alla collegata sul Monte Bianco” ha dichiarato Enrico Valeri.

Lo scorso dicembre, in seguito al crollo di una porzione della calotta della galleria Bertè, sulla A26 sopra Genova, “Autostrade per l’Italia ha deciso di marcare una discontinuità con le metodologie di controllo preesistenti adottando un nuovo protocollo di verifiche articolato in diverse fasi che si sarebbe dovuto compiere nell’arco di un anno” spiega il Direttore di Gestione Rete di Autostrade per l’Italia. L’obiettivo era quello di creare una sorta di check up integrale delle gallerie a 50/60 anni dalla loro costruzione. Era opinione di ASPI che questo nuovo manuale di verifica, proposto al ministero nel mese di gennaio, potesse sostituire, grazie al maggior rigore e livello di accuratezza, le indicazioni generiche fornite dalla circolare del 1967. Forti di questa convinzione sono iniziati gli interventi di verifica e manutenzione, che sono poi continuati anche nel corso del lockdown.

Nell’arco dell’anno questo nuovo piano di controllo delle gallerie, approvato dal ministero, prevedeva una serie di operazioni con una sequenza temporale, un crescendo sostanzialmente di verifiche, spiega Valeri. Innanzitutto era previsto un controllo accurato con indagini molto approfondite sullo stato delle gallerie, ma anche dell’ammasso scavato in origine, quindi anche dei terreni che stanno a ridosso delle gallerie. Era quindi prevista una fase di avvicinamento, e noi avevamo articolato in maniera molto chiara e con grande trasparenza i tempi entro i quali ci prefiggevamo di completare le verifiche, sia quella preliminare, sia quella profonda e definitiva, che sarebbe comunque avvenuta nell’anno solare, quindi in un ciclo ispettivo annuale integrato.

Il governo ha approvato ufficialmente il documento a fine maggio, chiarendo però che non sarebbe stato possibile superare le prescrizioni originarie della circolare del ’67. Secondo Valeri, dunque, ASPI è stata costretta a portare avanti il nuovo protocollo ma rispettando le tempistiche della precedente normativa, portando a un raddoppio del numero dei cantieri.

In seguito all’approvazione il Ministero dei Trasporti ha richiesto di anticipare alla fase uno lo smontaggio dei rivestimenti che sono stati installati nel tempo in queste gallerie, procedura che nella proposta del nuovo protocollo era prevista nella fase due. Questa ulteriore richiesta avrebbe costretto Autostrade per l’Italia ad aprire nuovamente i cantieri. L’importanza di questa verifica è da ricondurre al fatto che il 90 % delle gallerie è stato realizzato prima degli anni ’80 secondo tecniche costruttive che non prevedevano l’impermeabilizzazione. La funzione dei rivestimenti è quella di evitare sgocciolamenti e convogliare a terra le percolazioni d’acqua. Autostrade per l’Italia ha in gestione 587 gallerie, di cui 285 solo in Liguria, dove si trovano circa 360mila mq di rivestimenti.

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