Fisco

Codice Appalti, Assistal presenta un esposto alla Commissione europea sul decreto correttivo

L’esposto è la risposta all'iniziativa di Ance che, presentando un proprio esposto, critica i limiti previsti dalla normativa italiana sul subappalto

venerdì 31 marzo 2017 - Redazione Build News

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Assistal ha presentato un esposto alla Commissione Europea sul decreto correttivo al Codice dei Contratti Pubblici.

L’esposto è la risposta all'iniziativa di Ance che, presentando un proprio esposto, critica i limiti previsti dalla normativa italiana sul subappalto, in contrasto con le direttive europee e la recente pronuncia della Corte di Giustizia del 14/07/2016.

Tale esposto, secondo il documento prodotto da Assistal, non pone nella giusta evidenza le profonde differenze che esistono nel caso esaminato dalla succitata sentenza della Corte di Giustizia e quella del nostro Paese.

“Il limite in questione è stato introdotto nel nostro Paese dall’art. 18 della L. 55/1990 recante “disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso”, nascendo quindi come normativa per tutelare l’ordine pubblico” afferma il Presidente Assistal Angelo Carlini, “e la nostra richiesta alla Commissione Europea è quella di dare atto che le motivazioni storiche che hanno indotto l’Italia ad introdurre limiti al subappalto risiedono in ragioni di ordine pubblico per contrastare la criminalità organizzata e sono pertanto giustificate alla luce dell’Ordinamento europeo.”

Altra questione riguarda le modalità previste dalla normativa del nostro Paese per acquisire i certificati lavori per poter essere “qualificati”.

Il d.Lgs 50/2016 non consente alle imprese affidatarie di utilizzare i certificati di esecuzione dei lavori dei subappaltatori. Questa norma è oggi messa in discussione dal decreto correttivo definito dal Governo che attualmente sta seguendo l’iter di approvazione.

“Non è un principio di concorrenza leale acquisire certificati di esecuzione dei lavori per prestazioni mai eseguite, allo scopo di poter essere successivamente qualificati ed eseguire la stessa tipologia di prestazioni” afferma sempre Carlini, “anzi è la perfetta negazione del principio di qualificazione, secondo cui l’operatore deve dare garanzia di saper fare. Ciò che ci conforta” prosegue Carlini, “è che anche il Consiglio di Stato, nel parere rilasciato sul “Correttivo”, la pensa esattamente allo stesso modo”.

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