Il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, esprime preoccupazione per l’iter di attuazione del nuovo Codice dei contratti pubblici (Dlgs n. 50/2016 in vigore dal 19 aprile).
“Siamo a 93 giorni dalla pubblicazione del Nuovo Codice dei Contratti Pubblici e non si hanno ancora notizie dei decreti attuativi e della soft law. Ad oggi sono disponibili soltanto le linee guida dell’ANAC che però appaiono tarate per tipologie aziendali lontane dalle micro e piccole imprese e non sembrano favorire l’annunciata semplificazione. In particolare, registriamo criticità – spiega Merletti - nella gestione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, del sottosoglia, delle cause di esclusione e del rating di impresa. Nel frattempo assistiamo ad un preoccupante rallentamento dell’attività delle Stazioni appaltanti. Questi aspetti stanno impedendo alla domanda pubblica di rinvigorire settori come quello delle costruzioni che, tra il 2007 e il 2015, ha perso il 42,4% della produzione e nei primi 5 mesi del 2016 ha visto un ulteriore calo del 2,4%”.
“Quella che abbiamo salutato come una svolta – aggiunge il presidente di Confartigianato – rischia di deludere le aspettative delle micro e piccole imprese, sono 71.000 quelle maggiormente interessate agli appalti pubblici, e di non contribuire a risolvere la crisi degli investimenti pubblici, diminuiti di quasi 17 miliardi di euro tra il 2009 e il 2015”.
“Le difficoltà emerse in questi tre mesi – sottolinea Merletti – rendono necessaria la costituzione di un tavolo istituzionale con tutti gli operatori economici per non ritrovarci, alla fine del periodo di sperimentazione, con un tessuto produttivo decimato dalla crisi e dalle risorse non spese. Bisogna assolutamente raggiungere l’obiettivo di consentire agli artigiani e alle micro e piccole imprese di cogliere le opportunità del mercato degli appalti pubblici e recuperare l’enorme gap che discrimina la loro partecipazione alle gare d’appalto. Basti dire che in Europa le Pmi vincono il 29% delle gare d’appalto, con un indice di discriminazione del 29%, mentre in Italia, il Paese delle MPmi, questa discriminazione è massima, e raggiunge il 47%. Occorre vigilare sull’attuazione del Codice con un meccanismo che garantisca alle micro e piccole imprese l’effettiva partecipazione alle gare. Nulla di strano o eccezionale, visto che negli Stati Uniti è una prassi consolidata e l’Europa non la vieta”.