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Codice Appalti ed equo compenso, come tutelare i liberi professionisti? Le proposte di Fond. Inarcassa

L'equo compenso “va difeso contro ogni tentativo di depotenziare la Legge 49/2023”. Necessari interventi su: requisiti di partecipazione (l’attuale Codice non aiuta i giovani ad emergere), appalto integrato (la cui attuale legislazione svantaggia i liberi professionisti) e accordi quadro che favoriscono solo i grandi player del mercato

martedì 30 luglio 2024 - Alessandro Giraudi

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«Abbiamo partecipato alla consultazione promossa dal Ministro Salvini e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti finalizzata a raccogliere le proposte di modifica al Codice degli appalti. È stata una nuova importante occasione per sollecitare l’attenzione delle istituzioni su alcuni aspetti molto critici che impattano negativamente sulla vita professionale degli oltre 175mila architetti e ingegneri liberi professionisti». Lo ha dichiarato l’ing. Andrea De Maio, presidente di Fondazione Inarcassa, a seguito della consultazione telematica del MIT.

Requisiti di partecipazione alle gare, appalto integrato e accordi quadro

«Nella consultazione abbiamo chiesto interventi sui requisiti di partecipazione alle gare, poiché l’attuale Codice non aiuta i giovani professionisti ad emergere, sull’appalto integrato la cui attuale legislazione svantaggia i liberi professionisti, nonché sugli accordi quadro che favoriscono solamente i grandi player del mercato», ha detto il presidente di Fondazione Inarcassa.

Equo compenso: va difeso contro ogni tentativo di depotenziare la Legge n. 49/2023

«Sull’equo compenso, invece, la nostra posizione è chiara, va difeso contro ogni tentativo di depotenziare la Legge n. 49/2023. Ora il MIT è chiamato ad operare una sintesi, «un correttivo al Codice necessario in tempi brevi per consentire alle migliaia di professionisti dell’area tecnica, appartenenti a quel ceto medio sempre più a rischio estinzione, di operare al servizio della collettività, contribuendo allo sviluppo e alla crescita del Paese» ha chiosato De Maio.

«Quella di un correttivo del Codice è l’unica strada oggi possibile per garantire concorrenza e maggiore apertura del mercato verso i liberi professionisti, nel solco dei principi del diritto europeo che incoraggia la crescita degli attori economici di piccola e media dimensione» ha concluso il presidente di Fondazione Inarcassa.

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