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Codice Appalti, Finco: "Non dev'essere la Stazione Appaltante a indicare il CCNL da applicare nel corso dell’appalto"

Nel corso dell'audizione alla Camera lo scorso 26 gennaio, la Federazione ha espresso preoccupazione per alcuni principi previsti nella bozza del nuovo Codice dei Contratti Pubblici

lunedì 30 gennaio 2023 - Redazione Build News

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“Principi condivisibili ma molti punti davvero preoccupanti”, nelle parole della presidente Carla Tomasi la sintesi del parere di Finco sulla bozza del nuovo Codice dei Contratti Pubblici. Infatti, il 26 gennaio scorso la Federazione è stata audita dalla Commissione VIII della Camera dei Deputati in merito alla bozza di nuovo Codice (A.C. n. 19).

La Federazione si è soffermata sugli aspetti critici e, sotto questo profilo, ha espresso decisa contrarietà alla possibilità per la Stazione Appaltante di indicare il CCNL da applicare nel corso dell’appalto "in dispregio di una delle fondamentali libertà dell’impresa, mentre invece andrebbero valorizzate le specifiche contrattazioni collettive di settore, che molto spesso non sono quelle applicate dalla categoria prevalente" - ha sottolineato la Presidente FINCO, Carla Tomasi – ed alla sostanziale restrizione dell’accesso al mercato per le piccole imprese, a causa soprattutto delle procedure negoziate senza bando tra i 150.000 euro e la soglia comunitaria e dell’assenza di stringenti previsioni per accordi quadro e divisione in lotti. Non convince la regolazione del futuro in house, privo di obblighi di esternalizzazioni, oltre che l’eccessiva “flessibilità” prevista per i settori speciali.

La previsione di un subappalto sostanzialmente libero – ha continuato la Presidente Tomasi – "porterà quasi ad un 100% dell’opera al subappalto, tra lavorazioni scorporabili e quota parte subappaltabile dell’attività prevalente. Senza limiti, al prezzo più basso e senza garanzia di qualità. L’unica a trarne benefici sarà l’impresa aggiudicataria con rischi per la sicurezza, dubbi sulla qualità dell’opera e con le imprese subappaltatrici schiacciate dal massimo ribasso".

Stigmatizzata anche la possibilità, improvvidamente prevista nell’Allegato II.12 ma, più correttamente, non nel testo di norma, per gli appaltatori di qualificarsi, nelle categorie scorporabili, con i lavori subappaltati, quindi realmente eseguiti da altri.

Sottolineata con forza anche la necessità di porre limiti all’appalto integrato, all’avvalimento nel caso di lavorazioni super-specialistiche, di vietare l’uso di personale interno nelle gare aggiudicate con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; oltre alla sempre presente necessità di qualificare seriamente le stazioni appaltanti.

FINCO ha ribadito, d’altro canto, la necessità di un meccanismo che temperi il ribasso tra appalto e subappalto, anche attraverso la previsione di un contratto di subappalto tipo che impedisca di scaricare sul subappaltatore oneri maggiori di quelli che l’appaltatore ha nei confronti della stazione appaltante; l’opportunità che nella finanza di progetto vi siano semplificazioni a livello di procedure autorizzative regionali (PAUR); l’utilità che anche le certificazioni ESG vengano prese in considerazione per la riduzione delle garanzie; la necessità che si intervenga sulla descrizione di alcune categorie di lavorazione, come i lavori sul verde o quelli di fornitura e posa delle barriere paramassi; e soprattutto che nella futura ridefinizione dei requisiti di ordine speciale per la qualificazione delle imprese si tenga conto, in maniera più significativa, di attrezzature, personale qualificato e know-how aziendale.

La Presidente Tomasi ha concluso richiamando, l’attenzione, sui Beni Culturali dal restauro, all’archeologia preventiva (le cui previsioni andrebbero integralmente riviste), agli interventi sul verde storico, che avrebbero, come settore, necessità di una regolamentazione ad hoc e di non essere accorpati ad altre lavorazioni, mentre invece sono stati presi in considerazione, oltre che in due allegati di dettaglio – bisognosi di svariate integrazioni -  in tre soli articoli all’interno della bozza di Codice. Tra essi uno – il 134 - in parte dedicato alla gratuità degli interventi di tutela e valorizzazione: "È di vitale importanza modificare questo articolo, per il bene della Nazione, prima ancora che per quello di un patrimonio che il mondo ci invidia. L’eccellenza italiana sulla riqualificazione dei beni culturali è conosciuta in tutto il mondo, e questa scandalosa previsione del Codice ritiene che si possa garantire anche in forma gratuita".

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