“Siamo molto preoccupati, perché se le voci che circolano corrispondessero al vero le nuove norme sugli appalti consentirebbero un ricorso più ampio all’utilizzo del subappalto, con inevitabili ripercussioni sulla qualità del lavoro e sulla ricomposizione del ciclo delle lavorazioni”.
Lo hanno denunciato i segretari generali di FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Walter Schiavella, commentando la norma della bozza del nuovo codice degli appalti che contempla l’abolizione dell’obbligo di non superare il 30% dei lavori in subappalto per chi vince una gara pubblica.
“La conseguenza del provvedimento sarebbe una ulteriore frammentazione delle imprese edili, e a farne le spese sarebbero i lavoratori, sempre più precarizzati e a maggiore rischio di infortunio. Inoltre dare all’impresa generale totale libertà di subappalto si tradurrebbe nella concreta possibilità di non ricorrere solo alle aziende specializzate del settore edile, come invece è auspicabile. Un altro aspetto che non condividiamo – proseguono i tre – è l’ipotesi di innalzare da 150mila a 1 milione di euro della soglia per l’attestazione Soa. Una nota positiva, invece, è l’introduzione dell’obbligo, per le stazioni appaltanti, di effettuare controlli, almeno a campione, sulla reale sussistenza dei requisiti oggetto dell’attestazione, segnalando all’Anac eventuali irregolarità. Su appalti e subappalti – concludono Panzarella, Turri e Schiavella – sono inaccettabili ulteriori cali di attenzione, e invece sono sempre più necessari controlli efficaci tesi al miglioramento del sistema di qualità delle imprese e delle opere realizzate, e alla tutela dei lavoratori e delle loro professionalità”.
ESPOSITO: SI LAVORA PER CORREGGERE LA BOZZA. “Si tratta di un tema che presenta profili delicatissimi legati alla sicurezza del lavoro e alle infiltrazioni mafiose. Comunque, ho l'impressione che il Codice sia andato troppo in là rispetto alle indicazioni della legge delega”, ha dichiarato a Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore il relatore in Senato della Legge Delega, Stefano Esposito, che promette correzioni in vista del prossimo Consiglio dei ministri che approverà il testo.
FONDAZIONE INARCASSA: “DISATTESA DELEGA SU CENTRALITA’ DEL PROGETTO”. “Siamo delusi e preoccupati perché il decreto legislativo di attuazione della delega per la riforma del codice dei contratti pubblici non tiene nella dovuta considerazione la centralità della fase progettuale, fondamentale per la buona riuscita di un’opera pubblica, come più volte ribadito anche dal Ministro Delrio”. Così Andrea Tomasi, Presidente di Fondazione Inarcassa (braccio operativo sui temi della professione creato da Inarcassa).
La centralità del progetto, espressamente valorizzata nella legge di delega, non ha trovato adeguato sviluppo nel codice. Pertanto, la valutazione positiva che abbiamo più volte espresso durante l’iter di elaborazione della delega conferita dal Parlamento al Governo, non può che tradursi oggi in un profondo dispiacere per l’assenza di una disciplina organica degli appalti dei servizi di architettura e di ingegneria.
Ci auguriamo – conclude Tomasi - che in sede di esame il Consiglio dei ministri prenda consapevolezza della necessità di intervenire sul tema della qualità del progetto e che le commissioni parlamentari competenti chiamate a rendere parere sul testo, e in particolare i relatori della legge di delega il Senatore Esposito e l’Onorevole Mariani, mettano in luce queste criticità. Auspichiamo, inoltre, una più attenta riflessione del Governo su questi aspetti e una disponibilità ad accogliere le sollecitazioni provenienti dagli operatori del settore anche in questa ultima, decisiva fase dell’iter legislativo.
CNA: NO ALLA REINTRODUZIONE DELL'INDICE DI CONGRUITÀ DELLA MANODOPERA. “La CNA ha valutato in maniera complessivamente positiva la riforma del Codice degli appalti, così come delineata dalla legge delega approvata a gennaio. Sembrava, infatti, procedere lungo la strada della semplificazione e favorire la partecipazione delle piccole imprese al grande mercato degli appalti pubblici. Per questo non accetteremo cambiamenti di rotta che farebbero saltare uno dei principali pilastri della riforma, quello della semplificazione, e siamo pronti a contrastarli con ogni mezzo”. Lo si legge in un comunicato della CNA.
“Anticipazioni del decreto legislativo che dovrebbe essere esaminato nel prossimo Consiglio dei ministri – aggiunge la nota – sostengono che si voglia reintrodurre il cosiddetto indice di congruità della manodopera. Si tratta di un parametro molto oneroso per le piccole imprese perché le obbligherebbe a tenere una contabilità analitica delle ore di lavoro per ogni singolo cantiere. Verrebbe così demolito, dopo appena poco più di un anno, il processo di semplificazione realizzato grazie alla verifica della regolarità contributiva con il Durc on line. Sarebbe più utile, invece, per favorire la regolarità e combattere l’abusivismo – conclude il comunicato della CNA - l’incrocio dei dati già in possesso di Inps, Inail e Casse edili relativi all’impiego della manodopera delle imprese”.