“Bene il rispetto della scadenza del 31 marzo; adesso, però, al lavoro per superare le criticità su concorrenza e qualità della progettazione e per evitare il rischio di una spesa fuori controllo”.
L’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, commenta così il varo del nuovo codice appalti approvato in Consiglio dei Ministri martedì sera (LEGGI TUTTO) e adesso in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Per Giorgio Lupoi, presidente dell’Associazione di via Flaminia, “E’ molto positivo che il Governo abbia rispettato la scadenza del 31 marzo per una delle riforma più importanti collegate al Pnrr, anche accogliendo una nostra sollecitazione sul tema dell’adeguamento dei compensi, da aggiornare anche alla luce del superamento dei tre livelli progettuali. Proprio perché si tratta delle regole ordinarie, adesso però occorre riflettere con calma su alcuni aspetti fondamentali per il nostro settore, visto che ci auguriamo che si tratti di regole definitive e stabili.”.
Per l’Oice rimangono alcuni nodi irrisolti: “Lo sforzo fatto dal Consiglio di Stato e dal Ministero è stato rilevantissimo – ha continuato Giorgio Lupoi - ma avevamo sottolineato con forza l’esigenza, fatta peraltro propria anche dai pareri delle commissioni parlamentari, di tenere conto di temi quali la centralità del progetto, la concorrenza e soprattutto la specificità dei servizi di ingegneria e architettura che da sempre hanno regole ad hoc che hanno assicurato scelte trasparenti in un quadro di agevolazione delle piccole e medie strutture, favorendo la qualità e lo sviluppo dell’offerta. Ci auguriamo che da qui a fine giugno si abbia modo di approfondire questi aspetti in un confronto costruttivo, anche nell’interesse di quelle pubbliche amministrazioni che, private di riferimenti, potrebbero fermarsi dal primo luglio per assenza di regole soprattutto nella fase di
valutazione delle offerte tecniche. Vediamo il rischio che con il progetto esecutivo al margine del ciclo di realizzazione dell’opera, si riattivino varianti e riserve che possano fare esplodere la spesa pubblica e ritardare la realizzazione degli interventi. La chiave per accelerare la spesa pubblica e rispettare i tempi va cercata nella qualità del progetto esecutivo e nella valorizzazione dell’ingegneria e dell’architettura.”
LIBERA, AVVISO PUBBLICO E LEGAMBIENTE: “IGNORATE LE NOSTRE PROPOSTE DI MODIFICA. INVECE DELLA SEMPLIFICAZIONE SCATTA LA DEREGULATION. FORTE RISCHIO DI AUMENTO DELLA CORRUZIONE E DELLE INFILTRAZIONI DELLE MAFIE”. “Spiace constatare che il governo non abbia fornito un riscontro rispetto alle proposte di modifica al Codice degli appalti che Libera, Avviso Pubblico, Legambiente insieme a Cgil avevano puntualmente proposto, chiedendo anche un confronto nelle sedi istituzionali competenti, per garantire la semplificazione delle procedure, trasparenza, partecipazione e qualità delle opere da realizzare. Con le nuove norme che entreranno in vigore dal mese di luglio, il 98% degli appalti verrà assegnato senza quelle garanzie previste nelle gare d’appalto che sono state introdotte nel nostro ordinamento sulla base di un’esperienza pluriennale e concreta di prevenzione e contrasto all’illegalità. L’eccessiva semplificazione implica il rischio di un sensibile aumento della corruzione e delle infiltrazioni mafiose, soprattutto nei territori dove più forte è la pressione della criminalità organizzata, come hanno attestato anche importanti rappresentanti della magistratura, delle forze dell’ordine e dell’Anac”.
Libera, Legambiente
e Avviso pubblico esprimono così le loro forti preoccupazioni su
quanto potrà accadere con investimenti previsti dal Piano nazionale
di ripresa e resilienza.
“Condividiamo le osservazioni fatte dal presidente dell’Anac Giuseppe Busia e per le stesse ragioni – prosegue la nota – aderiamo alla mobilitazione promosso da Cgil e Uil per sabato 1° aprile. Nei pochi mesi che ci separano dall’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti, governo e Parlamento hanno ancora la possibilità di accogliere le principali correzioni proposte da più parti, a cominciare da quelle sulle soglie di affidamento diretto, troppo alte, sul dibattito pubblico e sulle clausole sociali, previste per garantire lavoro ai giovani e alle donne. Non può essere la legalità, già seriamente minacciata nel nostro Paese, come dimostrano le inchieste della magistratura, lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose e le gravi minacce subite da decine di amministratori locali, a pagare il prezzo di una stagione decisiva di investimenti nelle opere pubbliche”.