È ora all'esame delle competenti commissioni del Senato lo schema di decreto legislativo per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 15 settembre scorso, di attuazione della Direttiva 2014/94/UE (DAFI, Directive on alternative fuels infrastructure).
Domani presso le Commissioni 8a e 10a del Senato sarà audita Legambiente, che propone alcune modifiche al provvedimento. Secondo l'associazione ambientalista il decreto “danneggerebbe lo sviluppo della mobilità elettrica e, considerando i ritardi nei Decreti che dovrebbero spingere il biometano, evidenziano una strategia sbagliata per spingere verso una riduzione dell’inquinamento nel settore dei trasporti”.
Sono diversi i problemi e i limiti evidenziati da Legambiente: “Lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica è strategico per la diffusione nel nostro Paese di veicoli elettrici - ha sottolineato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - ma la rete e le colonnine di ricarica devono precedere e non aspettare la diffusione delle auto elettriche, altrimenti cittadini e imprese non avranno la certezza di poterle alimentare. Per questo motivo chiediamo di anticipare di 2 anni gli obiettivi previsti al 2020 per lo sviluppo delle centraline e di aumentarne la diffusione in particolare in autostrada, nelle città e nei nuovi edifici”.
Esempio della scarsa efficacia e ambizione del decreto, per Legambiente, è il dato per cui su 24mila distributori di carburante, non più di un centinaio in tutta Italia saranno obbligati ad avere le colonnine elettriche e distributori di metano. Con il rischio di rendere assai difficile il rifornimento in autostrada. Altro errore consiste nel prevedere un obbligo di presenza di ricariche elettriche solo negli edifici di nuova costruzione con più di 50 unità abitative, ostacolando ancora di fatto la diffusione delle auto elettriche. Legambiente propone invece di allargare l’obbligo di ricariche nei condomini e di garantire l’interoperabilità e il roaming tra i diversi gestori del servizio elettrico in modo da semplificare l’accesso per gli utenti.
“E’ inoltre un pessimo segnale il ritardo nella emanazione dei decreti che dovrebbero aprire finalmente al biometano in Italia - ha continuato Zanchini -, perché sembra confermare l’ipotesi che il Governo guardi con qualche attenzione solo verso l’utilizzo del gas naturale come combustibile alternativo, quando da un punto di vista ambientale, questo dovrebbe venire solo dopo la mobilità elettrica e il biometano”.
Piuttosto che promuovere carburanti alternativi con vantaggi ambientali ormai molto contenuti sarebbe infatti più utile orientarsi decisamente verso quelli che consentono davvero di raggiungere le migliori prestazioni ambientali come l’elettrico (solo transitorio da fossile), il biometano (solo transitorio da metano), e l’idrogeno (da fonte rinnovabile).
Domani, nel corso dell’audizione, Legambiente presenterà un documento con proposte di modifica al decreto attuale “nella direzione di una più incisiva spinta ai combustibili alternativi, indispensabile non solo alla decarbonizzazione dei trasporti e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico delle città italiane, ma anche a una innovazione legata alla elettrificazione dei mezzi di trasporto che può aprire a prospettive inedite di ricerca e lavoro ma anche di mobilità sostenibile per i cittadini.”
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