“La qualità dell’aria in un luogo di lavoro rappresenta spesso uno degli elementi cardine in grado di assicurare o al contrario compromettere il benessere di chi vi opera. Inoltre, se non adeguatamente controllata, essa può determinare condizioni che possono interferire con la normale attività con conseguenti impatti sulla produttività. Quest’ultimo aspetto si manifesta sia sotto forma di un maggior numero di errori compiuti nello svolgimento di una determinata attività, sia sotto forma di una minor velocità, e di conseguenza un maggior tempo richiesto, nell’esecuzione del compito”.
Così il Direttore Regionale Inail Campania, Daniele Leone, nella presentazione dell'opuscolo “La valutazione della qualità dell’aria nei luoghi di lavoro”, pubblicato sul portale dell'Inail.
La normativa non fornisce un quadro univoco e facilmente applicabile
“La valutazione della qualità dell’aria negli ambienti di lavoro è resa complessa dalla simultanea presenza nell’aria di tali ambienti di molte sostanze di origine diversa, sia prodotte dal normale processo di respirazione antropica, sia emesse dai materiali ivi presenti, sia introdotte dall’esterno.
Benché il d.lgs. 81/2008 fornisca indicazioni riguardo alla qualità dell’aria nell’Allegato IV “Luoghi di lavoro”, l’assenza di elementi quantitativi implica che qualsiasi valutazione in merito va realizzata facendo riferimento alla normativa tecnica. Tuttavia, al contrario di ciò che avviene in altri ambiti dell’igiene occupazionale, la normativa, sia nazionale che internazionale, non fornisce un quadro univoco e facilmente applicabile nelle molteplici realtà dei luoghi di lavoro.
La Direzione Regionale Inail della Campania, avvalendosi degli esperti del settore Certificazione, Verifica e Ricerca, della Direzione Ricerca-DIT e dell’Università del Molise, ha voluto realizzare questo quaderno per fornire ai datori di lavoro, ai responsabili dei servizi di prevenzione e protezione e a tutti coloro che si occupano di prevenzione, un momento di sintesi sulle attuali conoscenze e permettere loro di valutare nel migliore dei modi l’accettabilità della qualità dell’aria presente nei luoghi di lavoro, mettendoli così in grado di realizzare, se necessario, le migliori
azioni correttive”.
Due approcci: prescrittivo e prestazionale
Uno degli aspetti che creano più confusione è la storica e sgradevole convivenza di due approcci sia concettualmente sia praticamente molto distanti: il primo valuta la qualità dell’aria mediante la portata d’aria immessa nell’ambiente, mentre il secondo utilizza per lo stesso scopo la concentrazione di alcune sostanze inquinanti.
L’approccio che si basa sulle portate d’aria da immettere nell’ambiente (altresì detto prescrittivo) ha una lunga storia alle spalle e negli anni si è affermato come il metodo di riferimento. Questo è con tutta probabilità dovuto al fatto che la grande maggioranza delle leggi e delle normative tecniche che disciplinano questo tema sono relative alla progettazione di impianti RCV (Riscaldamento Condizionamento Ventilazione), una fase in cui è ragionevole percorrere questa via.
Se invece la fase di interesse è quella della valutazione della qualità dell’aria, le cose cambiano radicalmente, e l’approccio basato sulla misura delle concentrazioni di diversi inquinanti (altresì detto prestazionale) risulta non solo più coerente con i metodi utilizzati per la valutazione degli altri aspetti del comfort, ma anche concettualmente più diretto e praticamente più semplice. È per questo motivo che questo quaderno si concentra esclusivamente su questo approccio.
Come il precedente quaderno Inail “La Valutazione del Microclima” (Inail, 2018), il presente quaderno si focalizza sugli aspetti metrologici e di valutazione. A differenza del precedente, esso si limita al possibile impatto sul comfort e sulla performance dei soggetti esposti, ma al contempo contiene un esame critico dei miglioramenti che è possibile ottenere applicando diversi elementi correttivi.