Aperto, trasparente, anonimo e vantaggioso. Il concorso di architettura restituisce centralità al progetto nei processi di trasformazione del territorio, garantendone qualità e meritocrazia. Si tratta di un valore culturale giunto oggi a numeri importanti grazie all’impegno, costante e vigoroso, di alcuni Ordini territoriali lungimiranti.
Dal database della piattaforma del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc), risulta che sono 60 i concorsi conclusi al primo grado in tre anni, 30 previsti nel 2021 con una concentrazione al Centro (36,92%), ma numeri importanti anche al Sud (26,15%): un percorso innovativo di partecipazione ma anche un deterrente alla corruzione. Quasi 3mila i progetti per oltre 760 milioni di euro di opere (il cui 65% riguarda iniziative di riuso). Complessivamente i concorsi hanno riguardato per il 52% edifici, per il 32% aree urbane e per il 16% infrastrutture. In generale, ancora limitato l’utilizzo di questo strumento da parte dei privati. Sono solo alcuni dei dati condivisi dalla vicepresidente del Cnappc, Tiziana Campus, che ricorda come, visto il successo crescente
sia necessario, ora, implementare la nostra struttura, già nell’ultimo consiglio abbiamo istituito una commissione dedicata, l’intensità dei concorsi che stanno arrivano al Consiglio nazionale ha bisogno di capitale umano competente.
Un percorso che arriva da lontano, con alcuni pionieri nel panorama italiano. È del 2011 la prima piattaforma sui concorsi realizzata dall’Ordine di Bologna, a seguire nel 2013 quella di Milano, Concorrimi, fino al 2017 con la piattaforma nazionale del Cnappc. L’obiettivo è che l’azione degli Ordini e delle diverse piattaforme sia armonica e coordinata su tutto il territorio nazionale. Snellire, trasformare, semplificare, le parole d’ordine, per portare ovunque uno strumento che dia le basi per costruire città belle e giuste, nell’interesse di tutti.
«Un tema strategico - dichiara Francesco Miceli, presidente del Cnappc - soprattutto da un punto di vista culturale. Una battaglia di valore, indispensabile per un Paese che sulla centralità del progetto soffre gravosi ritardi. Oggi qualcosa si muove, nonostante la battaglia sia difficile anche sulla base degli interessi in campo. Ci sono elementi di novità, uno su tutto l’azione incalzante da parte del governo nazionale sul Pnrr e sui fondi complementari che ha prodotto un’enorme quantità di iniziative organizzative e legislative», spiega Miceli.
E i numeri danno ragione sulla trasformazione in atto, che ha una sua ricaduta a terra: progetti vicini alle esigenze, perché l’architettura, intanto, è un servizio per la comunità, una responsabilità nei confronti delle future generazioni che per questo deve sapere interpretare la società e i suoi bisogni.
Il concorso dà linfa a quell’esigenza, messa in luce anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, di sostenere i giovani. È un’opportunità professionale, può essere un ascensore, la media dei vincitori secondo la piattaforma Concorrimi (53 concorsi banditi dal 2014, 9.400 partecipanti in tutto e 930 da paesi stranieri) è sotto i 40 anni. Favorisce la crescita che arriva dal confronto e che vede i professionisti confrontarsi su temi importanti. Storie di successo raccontano che i concorsi hanno determinato la storia dell’architettura e declinato nuovi linguaggi.
«L’azione che ha portato i concorsi a questi numeri, è stata polimorfa e contradditoria, ma è una ricchezza tipica delle azioni che partono dal basso. Soprattutto fare i concorsi è vantaggioso per tutti», racconta Paolo Mazzoleni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano e Provincia. «Tutti sono convinti che la procedura del concorso è lenta, ma non è così. I dati ci dicono che la media su 60 concorsi in tre anni è di 166 giorni. E tre concorsi sono arrivati al traguardo in tre mesi», spiega la Campus.
E sui tempi ritorna Mazzoleni.
«Sono 53 i concorsi di Concorrimi, non senza fragilità. Rimane il fatto che il concorso porta al centro il progetto e il principio meritocratico che in un Paese come il nostro rimangono un obiettivo fondamentale. Ora dobbiamo proporre forme di concorso che accolgano esigenze diverse: questo il passaggio futuro, anche per conquistare i privati. Inoltre, c’è il tema dell’appalto integrato, nemico della qualità nel nostro mercato non abbastanza maturo per preservare la qualità nei processi misti (progetto – offerta economica)». Molti sono i fronti aperti per l’innovazione: giurie, procedure, requisiti, ma la priorità rimane quella del tempo, oggi che le risorse non mancano: «Sia garantita sempre, in ogni bando di finanziamento, a partire dal Pnrr, la premialità in tempo in modo che le PA scelgano lo strumento del concorso e lo svolgano con qualità», conclude Mazzoleni.
E tra i progetti aggiudicatari dei finanziamenti del bando Pinqua per la qualità dell’abitare, promosso dal Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, non mancano architetture nate dai concorsi come sono l’Ex Galateo di Lecce o la biblioteca di Lorenteggio a Milano, a testimonianza che la buona progettazione può essere un plus per le Pa per intercettare risorse economiche e passare dalla carta al cantiere.