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Consulenze professionali gratuite a Lecce: ricorso al TAR

I Consigli Nazionali degli Agronomi, Architetti, Avvocati, Commercialisti, Ingegneri, Geologi, Geometri, Periti industriali e Fondazione Inarcassa al fianco degli Ordini provinciali di Lecce nel ricorso proposto al Tar Puglia contro una delibera della Giunta comunale

lunedì 21 ottobre 2024 - Redazione Build News

equocompenso Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

I Consigli Nazionali degli Agronomi e Dottori Forestali, degli Architetti PPC, degli Avvocati, dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, degli Ingegneri, dei Geologi, dei Geometri e Geometri Laureati, dei Periti Industriali e Periti Industriali Laureati e la Fondazione Inarcassa sono al fianco degli Ordini provinciali di Lecce nel ricorso proposto al Tar della Puglia avverso la delibera della Giunta comunale del capoluogo pugliese per la definizione di una short list da cui individuare professionisti cui proporre prestazioni e consulenze a titolo gratuito.

“Un provvedimento – sottolineano i Presidenti degli otto Consigli Nazionali e la Fondazione Inarcassa – fortemente lesivo della dignità del lavoro dei Professionisti ed in palese contrasto con la Legge sull’Equo compenso e con l’art. 36 della Costituzione”.

“Spiace che l’Amministrazione comunale - continuano - non abbia voluto seguire il metodo del confronto con gli Ordini professionali ed auspichiamo che, anche alla luce della azione giudiziaria avviata dagli Ordini locali - la Giunta comunale ritiri o quanto meno sospenda l’efficacia della delibera.”

L'equo compenso nel Piano strutturale di Bilancio

Ricordiamo che nel Piano strutturale di Bilancio di medio termine 25-29, deliberato dal Consiglio dei Ministri il 27 settembre scorso, è presente un riferimento alla disciplina dell’Equo Compenso: “In merito alla regolamentazione dei servizi professionali, è stata introdotta la disciplina dell’equo compenso, più volte erroneamente assimilata a un regime di tariffe minime, che è stato invece recentemente abrogato. Tale disciplina non costituisce un ostacolo all’accesso al mercato, bensì una garanzia per il mantenimento di standard qualitativi elevati per i servizi professionali e retribuzione adeguata per i professionisti autonomi anche nei rapporti contrattuali in cui il committente si trovi in posizione dominante”, si legge a pagina 121 del PSB 25-29. “Diversamente dal regime delle tariffe minime, abrogato in precedenza, la disciplina dell’equo compenso prescrive una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto esclusivamente in funzione di finalità espressamente previste nei decreti ministeriali, con riferimento al solo lavoro intellettuale e in presenza di specifici committenti, elementi questi che ne ristringono largamente l’ambito di applicazione. L’obiettivo della misura è la tutela del lavoratore, della qualità della prestazione e della dignità del lavoro negli ambiti in cui questi aspetti risultano più esposti ai rischi della debolezza contrattuale”, ricorda una nota presente nel documento.

Leggi anche: Equo compenso, Centro Studi CNI: “La legge ha natura imperativa”

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