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Consumo suolo, progetto per recuperare le aree degli svincoli autostradali con le biomasse

Progetto di ricerca lanciato dall’Università di Perugia in collaborazione con la Cassa dei geometri

venerdì 23 ottobre 2015 - Redazione Build News

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Solo le aree degli svincoli autostradali rappresentano circa 1.500 ettari che potrebbero essere recuperati, con un aumento del valore economico, sociale ed ambientale di questi spazi.

Recuperare e valorizzare le aree “residuali” create dalle infrastrutture destinate alla mobilità è l'obiettivo del progetto di ricerca e di studio di fattibilità - “Modello di sviluppo delle aree infrastrutturali” - del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con la Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza Geometri (Cipag), presentato durante l’iniziativa “valorizzazione ambientale ed economica delle aree infrastrutturali”.

ISPRA: LE STRADE PESANO PER IL 41% SUL CONSUMO DI SUOLO. Secondo l’Ispra, le sole strade pesano per il 41% sul consumo di suolo. Questo tipo d’infrastruttura, oltre a comportare le “classiche” conseguenze, provoca deterioramento del territorio anche senza impermeabilizzazione, poiché la frammentazione rende gli spazi non sigillati interclusi difficilmente recuperabili e di minore qualità ambientale.

IL PROGETTO. Dai primi risultati della ricerca, ottenuti tramite l’utilizzo di software GIS (Geographic Information System), emerge che, analizzando nel dettaglio i 47 svincoli dell’autostrada A1, ipotizzando di poter recuperare fino a 91 ettari dei quasi 109 inutilizzati (84%), mentre degli 88,5 ettari attualmente fuori uso perché inclusi tra i 62 svincoli della E45, è possibile riqualificarne fino all’82,5% (72,9 ettari su 88,5).

Il progetto dell’Università di Perugia mira a riqualificare queste aree tramite cinque differenti ipotesi:

- piantagioni per la produzione di biomassa legnosa;

- piantagioni per la produzione di legname di pregio;

- realizzazione di “isole di bellezza paesaggistica”;

- realizzazione di “isole di conservazione della biodiversità vegetale”;

- realizzazione di sistemi naturali di raccolta delle acque.

MENO COSTI PER LA GESTIONE. Oggi la gestione delle aree infrastrutturali costa all’Anas o alle società autostradali costa circa 2.000 euro/ettaro per la pulizia, lo sfalcio e la potatura degli alberi. “Con alcuni progetti di riqualificazione - sostiene il prof. Angelo Frascarelli - ad esempio usando queste aree per produzioni da biomassa o legname da opera, si possono ridurre questi costi a 500 euro/ha (-75%), con un risparmio di 1500 euro/ha; inoltre si crea fatturato e occupazione su aree inutilizzate. Non solo - continua - con il progetto di utilizzazione di queste aree a mantenimento di biodiversità vegetale, si possono creare isole di conservazione delle specie vegetali. E’ di pochi giorni fa l’approvazione in Parlamento della legge sulla biodiversità: negli svincoli autostradali possiamo creare “isole di biodiversità vegetale e di bellezza paesaggistica”. Ma il vantaggio maggiore è la sottrazione di anidride carbonica dall’atmosfera e il contrasto all’effetto serra, in linea con la conferenza mondiale sul clima che si aprirà a dicembre a Parigi. Uno svincolo, come quello di Orte, da solo, ad esempio è in grado di sottrarre 298 tonnellate di CO2 in 10 anni”.

SOSTEGNO DEI GEOMETRI. “Il ritorno alla buona abitudine di non sprecare l’enorme valore del territorio del nostro Paese che troppo spesso subisce, oltre al danno della cementificazione, anche quello dell'abbandono e del disuso, ci ha guidato nel sostegno a questa iniziativa.” dichiara Fausto Amadasi, Presidente Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri (CIPAG). “Siamo convinti – prosegue – che questo progetto avrà effetti concreti e ci aiuterà a far capire a tutti gli operatori del settore che è possibile creare valore attraverso il recupero di zone inutilizzate e che, quindi, la cura dell’ambiente e dell’ecosistema non è solo di tipo conservativo, ma può essere fonte di ricchezza economica, di sviluppo del nostro territorio e di recupero di una cultura del rispetto del paesaggio e del 'bel Paese'. Ci sono enormi possibilità”, conclude.

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