“Il GSE con questo Documento impedisce, di fatto, agli operatori di migliorare l’efficienza dei propri impianti”.
Così Agostino Re Rebaudengo, Presidente di assoRinnovabili, commenta l'emanazione da parte del Gse del Documento Tecnico di Riferimento per il mantenimento degli incentivi in Conto Energia (LEGGI TUTTO), pubblicato dopo la consultazione pubblica avviata il 23 febbraio 2015.
assoRinnovabili critica la definizione da parte del GSE di “criteri stringenti e diversi da quanto pattuito originariamente in merito al valore limite degli incentivi assegnabili a ciascun impianto su cui siano stati effettuati interventi di efficientamento, sulla base della necessità di non superare il limite di 6,7 miliardi di euro annui imposto dal DM 5 luglio 2012 per gli incentivi alla produzione fotovoltaica”.
“Il GSE dimentica” - ricorda l'Associazione - “che il cap citato nel DM aveva un carattere puramente indicativo e finalizzato in realtà a individuare una data di termine dei conti energia; di conseguenza il GSE oltrepassa il perimetro delle sue funzioni, contrapponendosi a quanto previsto dalle politiche incentivanti europee e nazionali che mirano alla massimizzazione dell’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili”.
assoRinnovabili chiede quindi che “il GSE rimuova questo nuovo limite sulla soglia massima di energia incentivabile, che così com’è, paradossalmente, porterebbe ad una minore efficienza degli impianti realizzati, come già stigmatizzato in un recente comunicato stampa anche dal Sen. Gianni Girotto.”
INTERROGAZIONE AL SENATO. In una interrogazione del 29 aprile scorso, rivolta al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, i senatori Girotto e Castaldi hanno osservato che “la proposta di un tetto all'energia incentivabile prodotta dagli impianti fotovoltaici non è riconosciuta negli ambiti e nelle competenze proprie del GSE che sono di esclusivo tipo regolamentare e non legislativo, come nel caso del documento tecnico proposto che andrebbe a modificare retroattivamente il contratto stipulato tra lo Stato italiano ed i cittadini italiani attraverso il conto energia, che non menziona alcun tetto di produzione ai fini dell'incentivazione della produzione di energia. Inoltre, giustificare l'introduzione di una soglia massima di energia incentivabile a seguito degli interventi sugli impianti, con il raggiungimento del tetto massimo dei 6,7 miliardi è a giudizio degli interroganti irragionevole, nella misura in cui tale cifra individua il costo indicativo cumulato degli incentivi: una stima, quindi, degli oneri a copertura dei costi di incentivazione”.
I due interroganti sottolineano che “gli impianti fotovoltaici esistenti, per i quali gli investimenti sono già stati sostenuti, costituiscono un valore per il Paese e devono essere utilizzati al massimo della loro potenzialità, mentre l'istituzione di un tetto di produzione andrebbe invece a favore dell'utilizzo di tecnologie obsolete e/o a disincentivare la manutenzione e gestione in efficienza degli impianti fotovoltaici ammessi ai regimi incentivanti, in completa contro tendenza con gli altri Paesi europei che cercano invece di promuovere lo sviluppo di tecnologie legate alle energie rinnovabili e di una filiera nazionale”.
Una volta installati gli impianti, “l'efficientamento del parco produttivo esistente dovrebbe essere promosso e non frustrato, come accadrebbe se la proposta di introdurre una soglia massima di energia incentivabile venisse confermata andando ad aggiungersi a numerose altre norme e regolamenti adottati di recente come il cosiddetto "spalma incentivi", in netta antitesi con una politica di promozione e sviluppo di energie rinnovabili e per lo più retroattivi, con il rischio di far emergere nuovi contenziosi verso lo Stato italiano”, osservano Girotto e Castaldi.