Vanno rimossi tutti quegli ostacoli che, del tutto impropriamente, sono stati posti al diritto dei professionisti, sancito invece in sede comunitaria, ad accedere alle possibilità e agli incentivi finalizzati ad aiutare lo sviluppo degli studi professionali, che altro non sono che PMI.
Lo chiede il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Leopoldo Freyrie, in una lettera inviata al ministro dell’Economia e Finanze, Pier Carlo Padoan, al sottosegretario dello stesso Ministero, Paola De Micheli e al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlando.
“E’ inaccettabile che, oggi, una piccolissima società, ad esempio, di elettricisti possa accedere alle reti d’impresa e al voucher digitale, mentre un gruppo di giovani talenti dell’architettura non possa farlo”, osserva Freyrie.
Secondo gli architetti italiani questa discriminazione - “che ha la sua origine nel riflesso condizionato di considerare le professioni intellettuali altra cosa rispetto alle forze economiche del Paese, quasi fossero estranee alle necessità di investimento per lo sviluppo” - provoca non solo danni a milioni di professionisti, ma “mette anche un grande freno alle potenzialità inespresse dell’economia italiana che ha necessità urgente di investire nell’economia della conoscenza”.
“Come per gli altri attori della scena economica - continua la lettera - va avviata e sostenuta una ristrutturazione del settore professionale, incentivando la creazione di reti inter-professionali, agili e flessibili, capaci di agire su mercati più ampi, aumentando il quoziente di innovazione digitale e l’uso di strumenti ormai indispensabili per agire sul mercato globale.”
“L’equiparazione dei liberi professionisti ad imprese è una definizione da tempo già presente nella giurisprudenza comunitaria e – solo ora - recepita nella giurisprudenza italiana con riferimento a rapporti di lavoro e tipologie lavorative estendendo il principio giuridico di matrice comunitaria ai settori che incidono sulla libera professione. Ad oggi sono presenti nell’ordinamento italiano numerose disposizioni di legge ed interpretazioni ministeriali, di natura fiscale, che contrastano con il principio comunitario che equipara i professionisti alle imprese”.
Poiché proprio in base a quella equiparazione va da sé che “sia il voucher per la digitalizzazione che i contratti di rete siano applicabili anche ai professionisti”: serve, pertanto, che siano fornite indicazioni utili, tese ad adeguare le prescrizioni con la normativa e la giurisprudenza comunitaria e, da ultimo, italiana.
La richiesta degli architetti italiani è che nel clima di cooperazione indispensabile per aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi, il Ministero dell’Economia e Finanze e l’Agenzia delle Entrate intervengano per porre rimedio a questa situazione di grave discriminazione nei confronti dei professionisti italiani.