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Contratti pubblici, Busia (Anac): "L'equo compenso pesa troppo sulle casse pubbliche"

“È doveroso valorizzare la progettazione e retribuire adeguatamente i professionisti, senza però che la riduzione della concorrenza penalizzi i più giovani ed i più piccoli, oltre a pesare eccessivamente sulle casse pubbliche”, ha detto Busia nella presentazione alla Camera della Relazione Anac sull’attività 2023

mercoledì 15 maggio 2024 - Redazione Build News

Busia-Anac-Montecitorio

“Nel 2023, gli affidamenti diretti hanno rappresentato, per numero, oltre il 90% del totale (78% se si escludono dall’insieme i contratti sotto i 40.000 euro, registrandosi naturalmente la massima concentrazione nei rapporti di piccole dimensioni ed essendo naturalmente diverse le percentuali per valore). La percentuale sale oltre il 95% se si considerano anche le procedure negoziate”.

Lo ha evidenziato il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, nella sua Presentazione ieri 14 maggio a Montecitorio della Relazione Anac sull’attività 2023.

“Il nuovo Codice, oltre a non prevedere l’obbligo di avvisi o bandi per i lavori fino a 5 milioni di euro, consente di acquistare beni o affidare servizi fino a 140.000 euro senza neanche il vincolo di richiedere più preventivi. In sede di discussione della normativa, avevamo evidenziato il conseguente rischio di affidamenti agli operatori più vicini e collegati, invece che a quelli più meritevoli, con un prevedibile aumento dei costi”, ha detto Busia. “Abbiamo salutato con favore il fatto che il Ministero delle Infrastrutture sia poi intervenuto per mitigare tali effetti e sanare un possibile contrasto con i principi delle Direttive, attraverso una circolare interpretativa. Auspichiamo che tale orientamento trovi adesso riconoscimento normativo, nel presupposto che, se non vi sono particolari profili di urgenza, sia opportuno verificare cosa propone il mercato, così da offrire ai cittadini le soluzioni migliori e più convenienti”.

Il nuovo Codice dei contratti pubblici: deroghe e correttivi

“Il 2023 è stato l’anno del nuovo Codice dei contratti pubblici: un passaggio fondamentale, richiesto anche dalla Commissione europea. Paradossalmente, abbiamo però anche assistito al ripetuto ricorso a deroghe e discipline parallele, spesso legate alla nomina di Commissari, contrariamente alla evidente necessità di garantire il consolidamento delle nuove regole, nel segno di una auspicabile stabilità normativa. Ciò non esclude, naturalmente, la necessità di alcuni puntuali correttivi, quali quelli che, in spirito collaborativo, abbiamo segnalato al Governo, per superare le rilevanti criticità emerse nella prima fase applicativa”, ha ricordato il presidente Busia. “Certamente positiva appare l’iniziativa, assunta da Parlamento e Governo, di adottare una disciplina generale in materia di eventi emergenziali, in ordine alla quale abbiamo fornito il nostro contributo, nell’ambito del sempre proficuo dialogo con le Commissioni parlamentari, del quale ringraziamo”.

La qualificazione delle stazioni appaltanti

“Le procedure contrattuali sono meccanismi delicati, la cui gestione va affidata solo a soggetti realmente capaci di curarne efficacemente l’intero ciclo. In caso contrario, si disperdono energie, si sprecano risorse pubbliche e si allungano i tempi”, ha ricordato il presidente di Anac. “Naturalmente, gli enti privi di risorse adeguate devono potersi rivolgere a soggetti qualificati, che li supportino efficacemente nel realizzare i loro investimenti, ed innanzi tutto alle centrali di committenza. È questo il senso della qualificazione delle stazioni appaltanti, sul cui sistema l’Autorità è chiamata a compiti regolatori e di vigilanza. Per accompagnare il percorso ed evitare rallentamenti, in più occasioni abbiamo fatto uso della facoltà, prevista dal Codice, di rilasciare la qualificazione con riserva, in modo da creare un sistema aperto e dinamico, non preclusivo delle legittime aspettative di crescita. Siamo così passati dalle circa 26.500 stazioni appaltanti registrate a 4.353 soggetti qualificati, secondo i dati aggiornati al 30 aprile 2024. Si tratta di una notevole riduzione, pur tenendo conto delle diverse deroghe introdotte, a partire da quelle per gli appalti PNRR e per i lavori al di sotto dei 500.000 euro. Deroghe che, nell’interesse delle stesse stazioni appaltanti, sarebbe necessario superare gradualmente, sottoponendo comunque a verifica le effettive capacità dei diversi enti allo stato esentati. Si tratta, fra l’altro, di un aiuto a rispettare i tempi previsti dal PNRR”.

Aumenti dei costi dei contratti. Il caso della Diga Foranea di Genova

“Negli ultimi anni, abbiamo condiviso ed in diversi casi proposto soluzioni per ridurre i tempi, decisamente troppo lunghi, dei contratti pubblici. Si tratta di un obiettivo preminente della nostra Autorità. Con il medesimo fine, sono state tuttavia introdotte anche disposizioni che, oltre a limitare il grado di controllabilità delle procedure, se non adeguatamente presidiate, rischiano di provocare significativi aumenti dei costi dei contratti. Elemento, questo, tanto più delicato nel momento in cui il progressivo esaurirsi di alcuni fondi e la riattivazione dei vincoli di bilancio europei richiederanno un controllo più stringente sulla spesa pubblica. Si pensi, oltre che ai mancati risparmi derivanti dalla compressione della concorrenza, alle disposizioni che, in caso di annullamento degli affidamenti finanziati dal PNRR, non prevedono la caducazione del contratto affidato illegittimamente, ma riconoscono il diritto al risarcimento agli operatori pretermessi, col risultato che la stazione appaltante finisce per dover remunerare entrambi. È quanto rischia di accadere per la Diga Foranea di Genova, sulla quale l’Autorità è recentemente intervenuta. Ciò, anche indipendentemente dagli ultimi sviluppi registrati sulla vicenda”.

Equo compenso

“Si pensi, ancora, alla automatica applicazione ai contratti pubblici del principio dell’equo compenso, sul quale abbiamo anche da ultimo sollecitato un intervento chiarificatore del Governo. È doveroso valorizzare la progettazione e retribuire adeguatamente i professionisti, senza però che la riduzione della concorrenza penalizzi i più giovani ed i più piccoli, oltre a pesare eccessivamente sulle casse pubbliche”, ha affermato Busia.

Tutela dei lavoratori e vigilanza rigorosa sui subappalti

“Non sono accettabili clausole volte a generare risparmi attraverso la limitazione dei diritti dei lavoratori. In questo è apprezzabile che il Codice imponga di garantire le stesse tutele previste dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni maggiormente rappresentative per tutti i lavoratori comunque impiegati, anche nei subappalti. Su questi ultimi, in particolare, risulta cruciale una vigilanza rigorosa, posto che i rischi appaiono crescenti man mano che si scende lungo la catena degli affidamenti e dei sub-affidamenti. Quando non vi è una giustificazione legata a lavorazioni o funzioni particolari, nei subappalti a cascata a perdere qualcosa sono spesso sia i lavoratori, sia le imprese subappaltatrici, sia la stessa stazione appaltante. Sforzi ulteriori nel corretto dimensionamento degli affidamenti sono possibili e doverosi”.

Cantieri digitali

Secondo il presidente dell'Autorità anticorruzione “risulta fondamentale incentivare, con appositi criteri premiali, la realizzazione di cantieri digitali, i quali, oltre a rendere più difficili le infiltrazioni criminali, consentono il controllo delle condizioni di sicurezza e delle misure di prevenzione applicate”.

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