“Cosa aspetta il Mibact a far rispettare le nuove norme sugli appalti nei lavori di restauro che commissiona? Il ministro Franceschini ci convochi e sospenda le procedure in corso, che contrastano con quanto stabilito dal Ministero del Lavoro”.
È quanto chiede la Fillea Cgil, denunciando che negli appalti di opere pubbliche del Mibact ai lavoratori e alle lavoratrici viene applicato un contratto difforme con quanto stabilito dal nuovo codice degli appalti. Spiega Dario Boni, segretario nazionale della Fillea: “la nota n.14775 del ministro Poletti è chiara, nei lavori oggetto di appalti pubblici e concessioni è applicato il contratto collettivo nazionale del settore stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative sul piano nazionale”, ma nei lavori commissionati dal Mibact, da quello di Fontana di Trevi e del Portico d’Ottavia a Roma, al Duomo di Napoli, al Palazzo Nani Mocenigo a Venezia, alla Chiesa del Crocefisso a Galatone “per gli operatori del restauro non è applicato il contratto nazionale edile sottoscritto dalle organizzazioni maggiormente rappresentative ma quello sottoscritto da Finco e UGL, che declassa e fa perdere diritti e salario già acquisito da decenni dai lavoratori del settore”. Un contratto che rischia di "penalizzare ulteriormente chi è già vessato dalla precarietà, con l'elusione di norme fondamentali a tutela della sicurezza e della giusta retribuzione. In quei cantieri i restauratori percepiscono stipendi di circa 500 euro inferiori a quanto previsto dal contratto edile.”
Non solo, ma “il Mibact ha deciso di affidare a queste parti sociali non rappresentative il compito di elaborare le modifiche del Nuovo Codice degli Appalti per quanto attiene le materie del Dicastero, escludendo completamente le altre parti sociali che legittimamente da quasi vent’anni rappresentano lavoratori ed imprese del settore, consegnando di fatto - prosegue Dario Boni - questioni delicatissime come la qualificazione di impresa, gare e capitolati d’appalto, costi del lavoro e della professionalità, a chi per difendere interessi di parte ha scientemente abbassato i livelli salariali ed elude sistematicamente proprio quelle regole che il Codice degli Appalti prevede.”
“Il Mibact conosce la circolare del Ministero del Lavoro?” domanda la Fillea “ed il Ministero del Lavoro è informato del fatto che un altro Dicastero sta agendo in materia di lavoro fuori dalle regole?”.
Sul nuovo Codice degli Appalti è in corso un serrato confronto tra Feneal, Filca e Fillea, il M.I.T. e l'ANAC "da cui attendiamo le linee guida su una materia delicata quale quella delle internalizzazioni del personale in house delle concessionarie autostradali. Non capiamo quali siano le dinamiche per cui il Ministero dei Beni Culturali invece scelga di avere come interlocutori parti sociali che rappresentano una minoranza delle imprese del settore e dei lavoratori” conclude Boni, chiedendo al Ministro Franceschini "l’immediata convocazione delle parti sociali più rappresentative ed il ripristino di una linea di coerenza del Mibact con le regole dettate dal Nuovo Codice degli Appalti.”
LA REPLICA DI UGL-ARI. “L'edilizia non è il restauro ed i lavori citati da Boni della Fillea Cgil (Fontana di Trevi e Portico di Ottavia a Roma, Duomo di Napoli, Palazzo Nani Mocenigo a Venezia, Chiesa del Crocifisso a Galatone etc..) non casualmente non vedono applicato il contratto dell'edilizia”.
"Rigettiamo - dichiara Antonella Docci, Presidente dell'Associazione Restauratori in Italia - strumentali interpretazioni della circolare n.14775 del Ministero del Lavoro”.
Il riferimento al Nuovo Codice degli Appalti è poi non pertinente, così come la supposta perdita di "diritti acquisiti" che si configurerebbe con l’applicazione del contratto Ugl-Ari (aderente a Finco).
"In quanto alla sicurezza è bene precisare - aggiunge la Presidente - che la categoria dei restauratori registra non a caso percentuali infortunistiche assolutamente non paragonabili con quelle del settore dell'edilizia".
"Boni forse - sostiene Egidio Sangue, Segretario UGL Costruzioni - dovrebbe informarsi meglio prima di esternare e chiamare addirittura a rapporto il Ministro dei Beni Culturali".
Più in generale, per quanto riguarda le categorie specialistiche, "è bene ricordare che il nuovo Codice Appalti non prevede solo l'applicazione dei contratti di settore e di zona stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, ma anche di quelli il cui ambito di applicazione è strettamente connesso all’attività oggetto dell'appalto - che è certamente il caso dell’attività di restauro" afferma la Presidente Finco, Carla Tomasi, che ritiene opportuno prendere anche le distanze da alcune interpretazioni che vedrebbero nella circolare la conferma del contratto edile come unico contratto applicabile nei cantieri pubblici dal momento che - e questo non è contraddetto dalla circolare medesima - è sempre l’attività svolta a determinare il contratto applicabile.
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