È partita ieri la campagna di invio delle richieste di contributo a fondo perduto “alternativo”, previsto dal DL Sostegni bis (LEGGI TUTTO). Un avvio “sotto i peggiori auspici”, sostiene l’Associazione Nazionale Commercialisti.
Secondo l’associazione è palese la totale inadeguatezza del tempo messo a disposizione. Agendo come se non fosse noto che incombenze come questa sono solo e sempre in capo al professionista consulente, l’Agenzia ha posto come scadenza il 2 settembre, andando quindi a sommare al carico di lavoro dei commercialisti derivante dalle dichiarazioni (per le quali si è ancora in attesa di un pronunciamento ufficiale di ulteriore proroga), anche quello dell’invio della richiesta di contributo.
“Non solo si vuole ignorare il fatto che siamo noi commercialisti a mettere in condizioni lo Stato di incassare il dovuto, affrontando, nella totale incertezza, circolari ciclopiche di 500 pagine”, afferma Marco Cuchel, presidente ANC, “ma si pretende anche che in pochissimi giorni si inviino le domande, la cui compilazione risulta complicata e ridondante. Se si pensa infatti alle scadenze dei dichiarativi e ad una seppur minima finestra di riposo, che anche per noi dovrebbe essere consentito prevedere, il tempo concesso si riduce a poche settimane lavorative. E a proposito di settimane lavorative”, prosegue Cuchel, “risulta quanto mai bizzarra questa abitudine dell’Agenzia delle Entrate di rilasciare comunicazioni, circolari e provvedimenti (spesso i più nefasti), solitamente il venerdì sera, forse nella speranza che, lasciando passare il fine settimana, le reazioni del lunedì siano meno decise”.
Secondo l’ANC perdura inoltre, anche in questo caso, la cattiva abitudine di richiedere al contribuente informazioni già in possesso dell’Amministrazione, come gli aiuti di Stato ricevuti, il cui controllo relativo all’eventuale superamento dei limiti può essere svolto dal back-office, sulla base dei dati reali e attendibili che la fonte degli stessi detiene.
“Ci si chiede perché” conclude il Presidente Cuchel, “in un momento in cui ci sarebbe bisogno di un’alleanza tra l’Amministrazione finanziaria, i contribuenti e i loro commercialisti, la prima trovi sempre il modo per rendere impossibile l’esercizio di un diritto, e soprattutto ci si chiede a cosa si debba arrivare perché ci si renda conto della necessità di tornare ad essere un Paese normale, nel quale non ci sia bisogno di vigilare e segnalare continuamente disequilibri e asimmetrie sempre a scapito del cittadino”.