Verificare la reazione delle imprese cooperative al crollo del domanda immobiliare e alla stretta creditizia, in un contesto recessivo che ha colpito molto più duramente il settore delle costruzioni rispetto al manifatturiero.
Con questo obiettivo, Nomisma ha effettuato una analisi (IN ALLEGATO) delle principali grandezze di bilancio di società cooperative di costruzione tra 30-250 milioni di euro (poco meno di un terzo delle cooperative di costruzioni con un valore della produzione superiore a 10 milioni di euro) nel decennio 2005-2014, periodo che racchiude due fasi congiunturali opposte del mercato, dagli anni del boom immobiliare a tutta la durata della recessione economica, che sembra essersi esaurita nel 2015.
In generale, le Coop di costruzioni hanno sofferto sia sotto il profilo reddituale (forte compressione dei margini operativi e della redditività caratteristica) sia sotto quello finanziario (elevata esposizione, contrazione dei flussi di cassa). I risultati vanno inquadrati nell’ambito della struttura delle società cooperative che, rispetto alle società di capitali (Spa o Srl), presenta caratteristiche peculiari:
- minore flessibilità operativa;
- maggiore attenzione alla base occupazionale;
- maggiore predisposizione a sopportare il differimento della riscossione del credito da parte di PA, clienti e partner.
VALORE DELLA PRODUZIONE E VALORE AGGIUNTO A CONFRONTO NELLE 3 TIPOLOGIE DI IMPRESA. Dal confronto tra gli andamenti emerge che nel periodo pre-crisi le Coop sono riuscite a conseguire performance in linea a quelle delle Spa per valore della produzione e addirittura superiori per valore aggiunto.
Dal 2010 a fronte del peggioramento generale del quadro di settore, le Srl hanno segnato le performance peggiori, presumibilmente anche a seguito della stretta creditizia che ha interessato soprattutto le imprese di minore dimensione.
La performance delle Coop ha seguito più delle altre imprese l’andamento negativo del ciclo immobiliare; tra i vari altri fattori, a tale risultato può avere inoltre contribuito il maggiore impatto sui bilanci delle rimanenze in pancia alle imprese.