L’Ue ratifica l’accordo sul clima di Parigi. Dopo la riunione del Consiglio dei ventotto ministri dell’ambiente è arrivato un secondo sì, quello dell’Europarlamento, riunitosi lo scorso 4 ottobre a Strasburgo, che ha approvato la ratifica con 610 voti a favore, 38 contrari e 31 astensioni. Garantendone in questo modo l’entrata in vigore entro un mese.
"Un passo storico", lo ha definito il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon.
L’Italia dà il via libera alla ratifica nazionale
Per accelerare il processo di ratifica, l'Ue ha dato il via libera nonostante fossero solo sette gli Stati membri che avevano aderito all'intesa: Austria, Francia, Germania, Malta, Portogallo, Slovacchia e Ungheria. Intanto il consiglio dei ministri a Roma ha dato il via alla ratifica nazionale e si auspica che nei prossimi giorni si aggiungano altri Paesi.
Secondo le regole stabilite, l'intesa sul clima di Parigi può entrare a regime dopo 30 giorni dall'adesione di almeno 55 Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni.
Superata la soglia critica della quota di emissioni
Fino ad oggi i Paesi erano 62 per quasi il 52% delle emissioni. Con l'ok dell'Ue (o meglio col peso dei sette Stati membri che hanno aderito) si aggiunge il 4,5% delle emissioni, quota che consente il superamento della soglia critica, e l'entrata in vigore.
Il Segretario Generale dell'Onu, a Strasburgo per assistere al voto, ha espresso "apprezzamento per il ruolo guida della Ue nella lotta al cambiamento climatico".
“Il nostro voto garantisce che l’accordo soddisfi la soglia necessaria – spiega Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo. “L’entrata in vigore dell’accordo di Parigi meno di un anno dopo la sua firma è un risultato enorme, mentre ci sono voluti otto anni per il protocollo di Kyoto. Oggi abbiamo dimostrato che l’Europa ha ancora le leadership nella lotta ai cambiamenti climatici e che insieme, l'Unione europea porta risultati concreti.
“Un'unità- ha osservato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea- che però non deve essere data per scontata adesso che l'Europa dovrà continuare a muoversi in modo coordinato su due fronti.
Verso la conferenza di Marrakesh
Da un lato l'Ue dovrà mantenere la sua compattezza verso l'esterno, alla prossima conferenza sul clima di Marrakesh al via il 7 novembre, dove sono in agenda i primi passi per attuare l'accordo di Parigi. Dall'altro, sul versante interno, col negoziato in corso dal 2015 sul sistema di scambio delle quote di emissioni (ETS) e con quello appena iniziato sulla ripartizione degli sforzi di riduzione delle emissioni di settori quali edilizia, agricoltura e foreste, trasporti (regolamento Effort Sharing).