Prof. Ing. Giuliano Cammarata
Già Docente di Fisica Tecnica Industriale nell’Università di Catania
Dall’inizio delle lezioni, lo scorso 14 settembre, i contagi da SARS-CoV-2 hanno interessato circa 1000 scuole. Considerato che in Italia vi sono circa 42.000 istituti scolastici e circa 13.000 paritari, inizia a trattarsi di un numero preoccupante. Per ora siamo a circa il 2% ma, con il trend attuale, cominceremo ad avere percentuali a due cifre fra qualche settimana.
Da mesi ho studiato il problema del contagio cosiddetto “aereo a lunga distanza” negli edifici e da un paio di mesi ho posto la mia attenzione sulla criticità delle scuole italiane. Tra studenti, docenti e altro personale educativo sono circa una decina di milioni le persone che ruotano attorno al mondo della scuola: un numero elevato, che agisce come un moltiplicatore dagli effetti impressionanti.
Se il contagio nelle scuole è stato finora limitato non è solo merito delle misure di sicurezza adottate ma anche, e soprattutto, dall’esiguo numero di studenti infetti che sono entrati in aula e che hanno infettato altri studenti. Si sono verificati alcuni focolai in diverse città – come Roma, Taranto e Catania – ma la situazione è rimasta sotto controllo a causo del numero ridotto di contagiati.
Da circa una settimana il numero di contagiati accertati in Italia è passato da qualche centinaio a circa quasi 6000. L’indice Rt è ormai superiore a uno e quindi il numero dei contagiati tenderà a crescere ulteriormente. Fra i nuovi contagiati saranno presenti in numero parimente crescente anche gli studenti, che innescheranno una ricaduta di contagi negli istituti scolastici italiani. Sull’ultimo numero di AiCARR Journal, la rivista ufficiale dell’Associazione Italiana per il Condizionamento, Riscaldamento e Refrigerazione, è stato pubblicato un articolo, sottoposto a peer review, sul contagio a lunga distanza nelle scuole.
Si è volutamente usato un linguaggio semplice, esclusa l’appendice tecnica necessaria per la descrizione scientifica del metodo di calcolo, e reso accessibili e comprensibili le osservazioni sul rischio di contagio per le tre tipologie di scuole: primaria, media e superiore.
Probabilità di contagio per un’aula di scuola superiore da 330 m2, doppio turno, sanificazione, mascherina, filtri e UV
Il problema della scuola italiana, oltre alla qualità delle aule, la loro vetustà, la loro scarsa manutenzione, sta nella quasi totale mancanza di impianti di aerazione conformi al DM sulle scuole del 1975. Proprio la mancanza di ventilazione, universalmente riconosciuta come necessaria per contrastare la diffusione di contagi aerei (dalla tubercolosi, alla SARS, al morbillo, all’influenza e ora dal SARS-CoV-2), rende ancora più elevato il rischio del contagio aereo.
Le mascherine non bastano
Non bastano le indicazioni attuate per limitare il contagio diretto dai droplet emessi dalla bocca e dal naso, detto contagio a breve distanza (entro il metro) ma occorre anche adottare le giuste misure protettive per il contagio a lunga distanza (che avviene tramite aerosol di droplet nuclei), recentemente riconosciuto ufficialmente anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Vanno bene le mascherine, il distanziamento interpersonale, la sanificazione delle superfici e il lavaggio delle mani ma occorre anche tenere conto di una probabilità di contagio correlato agli edifici, cioè in ambienti chiusi, e alla loro capacità di disperdere gli aerosol mediante la ventilazione.
Nella pubblicazione sono indicate esplicitamente, tramite abachi, i valori delle probabilità di contagio mediante semplici grafici che forniscono le probabilità di contagio con valori numerici oggettivi e incontrovertibili. Se il contagio per via aerea dovesse innescarsi nelle scuole le conseguenze sulla collettività sarebbero disastrose. Ogni alunno contagerebbe la sua famiglia, e la progressione sarebbe di tipo iperbolico.
Leggi l’articolo completo sull’ultimo numero di AiCARR Journal