La questione coronavirus è sulla bocca di tutti: scuole chiuse, limitazione alle aggregazioni e isolamento delle zone rosse. Non è ancora dato sapere quanto durerà questa condizione, ma si può già affermare che le ricadute negative a livello economico saranno inevitabili e di notevole portata.
In ragione di ciò il Governo intende intervenire con delle misure atte a contrastare il calo del PIL che produrrà questa situazione. Un primo Decreto stanzia 3,6 miliardi per le misure più urgenti, ma si prevede che a stretto giro ne seguirà un altro (o più probabilmente altri due). La discussione si sta quindi indirizzando su quali siano le misure più adatte per dare respiro ad un’economia già fiaccata da una crisi edilizia decennale.
Una delle possibili soluzioni, proposta dal Ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli in un articolo pubblicato dal Sole24Ore in data 3 Marzo, riguarda l’Ecobonus e in particolare l’innalzamento del livello dell’incentivazione che esso prevede.
Il Ministro afferma che: “È fondamentale il potenziamento dell’ecobonus, una misura che con la detrazione al 65% ha incrementato enormemente gli investimenti nell’edilizia che è uno dei nostri pilastri produttivi. Un settore fortemente in crisi da tanti anni che, da un lato, si può rivitalizzare semplificando le opere pubbliche, dall’altro si può spingere portando anche al 100% la detrazione per l’efficienza energetica e accompagnandola con lo sconto in fattura. Forse proprio questa è la misura di shock economico più importante che possiamo mettere in campo. Nel contempo, dovremmo calibrare con attenzione dei meccanismi di salvaguardia per le piccole imprese per garantire che lo sconto in fattura non incida sulla loro liquidità”.
La posizione di ANFIT in merito a tali dichiarazioni è tanto chiara quanto netta: potenziare l’Ecobonus per aiutare l’economia in questi momenti difficili è una proposta più che sensata, ma le modalità ipotizzate sono assolutamente inadatte. La strada che andrebbe percorsa, si può riassumere nei seguenti passaggi fondamentali:
- riportare l’Ecobonus per i serramenti dal 50 al 65%, garantendo ripresa dell’edilizia, risparmio per i privati e miglioramento delle prestazioni energetiche del parco immobiliare nazionale;
- ridurre da 10 a 5 anni l’orizzonte temporale entro cui le detrazioni possano essere recuperate dal privato, rendendo appetibili gli interventi incentivati anche per le persone non particolarmente giovani;
- eliminare la ritenuta d’acconto dell’8% per le aziende del Made in Italy, correggendo un sistema ingiusto che dopo l’introduzione della fatturazione elettronica ha perso qualsiasi ragion d’essere;
- introdurre dei vincoli che rendano questo “Ecobonus potenziato” fruibile solo da parte di chi produce e paga le tasse in Italia favorendo così nell’immediato il Made in Italy;
- abbandonare qualsiasi proposito di reintrodurre lo sconto in fattura, evitando una misura solo all’apparenza vantaggiosa, ma che nella realtà porta all’aumento dei prezzi per i clienti finali e del debito pubblico dello Stato.
Infine, un’altra azione che porterebbe fondamentali benefici sarebbe la stabilizzazione dell’Ecobonus che, oltre ad aiutare il settore dell’edilizia, consentirebbe ai privati di organizzare i propri investimenti in relazione a un arco di tempo più ragionevole.
L’Associazione porterà avanti questa doppia linea in tutte le sedi necessarie.
Nei prossimi giorni seguiranno sicuramente dibattiti e approfondimenti sul rafforzamento dell’Ecobonus per rilanciare l’economia al tempo del coronavirus: ANFIT, come sempre, vi terrà aggiornati sugli sviluppi.