Il Consiglio di Stato ha diramato il suo parere sul decreto correttivo del nuovo Codice dei contratti pubblici in vigore dal 19 aprile 2016 e che dovrà essere approvato entro il 19 aprile prossimo. L’attenta lettura del documento ha destato la forte preoccupazione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
“Da tempo stiamo denunciando il rischio di un pericoloso ritorno al passato – ha dichiarato Armando Zambrano, Presidente del CNI -. Il parere espresso dal Consiglio di Stato sullo schema di decreto correttivo trasmesso dal Governo rischia di mettere in crisi uno degli elementi fondanti del nuovo Codice e cioè la centralità del Progetto nella realizzazione delle opere pubbliche. A questo punto, ci auguriamo che in fase di approvazione del Correttivo possa prevalere il buon senso e non sia reso vano l’ottimo lavoro sin qui svolto per definire un Codice appalti finalmente in grado di soddisfare le esigenze del Paese”.
Le ragioni del CNI sono illustrate in dettaglio da Michele Lapenna, Consigliere Tesoriere e delegato ai Lavori Pubblici. “Non condividiamo – afferma Lapenna - quanto riportato dal Consiglio di Stato a proposito delle modifiche apportate dal Correttivo all'articolo 24 del Codice, in particolare per quanto riguarda la riproposizione della priorità della progettazione interna alle stazioni appaltanti. Questa posizione è in contrasto con la legge delega che, superando quanto previsto dalla precedente normativa, tende a ridefinire il ruolo dei tecnici della PA all'interno del processo di realizzazione delle opere pubbliche in termini di controllo dalla fase di programmazione a quella di esecuzione.
“Non condividiamo, inoltre, le osservazioni relative al comma 3 dell'articolo 24 relativamente alla prevista iscrizione all'albo dei progettisti interni alla PA. Il parere sembra ignorare le modifiche apportate dal DPR 137/2012 agli Ordinamenti Professionali Italiani e all'importanza, segnalata dal Rete delle Professioni Tecniche e recepita dal Governo, dell'aggiornamento professionale obbligatorio previsto dalla nuova normativa”.
Il CNI, infine, è fortemente critico rispetto a quanto si afferma nel parere del Consiglio di Stato circa l'obbligatorietà della base d'asta calcolata con il Decreto Parametri. Il parere ricorre nuovamente nell'errore di considerare la base d'asta come una tariffa inderogabile, mentre si tratta della determinazione di un corrispettivo sottoposto a gara. La base d'asta, inoltre, è il riferimento essenziale per la determinazione della procedura di gara da porre in essere e dunque rappresenta un elemento oggettivo di garanzia e trasparenza, come ribadito più volte e ripetutamente dall'ANAC.
“Appare inaccettabile – dice ancora Lapenna - considerare vigenti i tariffari delle opere e non avere un riferimento certo per le basi d'asta delle prestazioni intellettuali”.
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