Conteggiando anche la spesa per interessi sul debito, in Italia dal 2000 a oggi la spesa pubblica per investimenti nel settore dei trasporti sfiora la somma di 200 miliardi di euro.
A quanto pare, l'Italia avrebbe cioè speso “il doppio di quello che avrebbe dovuto spendere. I risultati conseguiti, in quantità e qualità, non sono stati invece doppi, come si può facilmente constatare utilizzando le reti e ascoltando i telegiornali”, osserva Ugo Arrigo, docente di Economia Politica e Finanza Pubblica all'Università Bicocca di Milano, in due suoi articoli su Stradeonline.it.
ITALIA E FRANCIA A CONFRONTO. Il confronto con la Francia fa pensare. Citando i dati riportati annualmente nei Comptes des Transports, Arrigo rileva che “nell'ultimo anno gli investimenti nell'infrastruttura ferroviaria francese sono stati pari a 4,9 miliardi e nell'ultimo decennio a 31 miliardi, corrispondenti a 3,1 miliardi in media d'anno. Sommando pertanto le due tipologie di investimento otteniamo un dato totale per tutte le infrastrutture di trasporto pari a 17,2 miliardi nell'ultimo anno e a 135 miliardi nell'ultimo decennio, corrispondenti a 13,5 miliardi in media d'anno”.
E in Italia? Dal Conto Nazionale dei Trasporti 2012-13 si ricava che nell'ultimo decennio sono stati spesi 178 miliardi, cioè 17,8 miliardi in media l'anno. Dunque 43 miliardi (+32%) in più rispetto alla Francia, +43% in rapporto al Pil.
Non c'è una qualche giustificazione per i maggiori costi sostenuti in Italia rispetto ai nostri cugini d'oltralpe. “La Francia, con un numero di abitanti di poco superiore al nostro, è molto più estesa e necessita per tale ragione di reti stradali e ferroviarie molto più grandi”, osserva il docente della Bicocca, ma allora “l'investimento pubblico italiano nei trasporti dovrebbe risultare in media d'anno la metà di quello francese, quanto meno in termini di quantità fisica di investimenti”.
EXTRACOSTI EVITABILI. La spesa totale sostenuta dell'Italia nel tempo per le opere pubbliche, deriva “dalla somma di tre categorie 'qualitative' differenti di spesa: 1. i costi necessari per la realizzazione delle opere utili; 2. gli extracosti, evitabili, sostenuti per la realizzazione delle opere utili; 3. infine i costi e gli extracosti, entrambi evitabili, generati dalla realizzazione di opere pubbliche inutili”.
Peraltro, come è noto, “la Francia è un paese a tradizionale elevato intervento pubblico, paragonabile a quello italiano, anche se a differenza del nostro è considerato, pur costoso, tuttavia qualitativamente efficiente”, ricorda Arrigo.