“Seppure per il 2014 ne emerge un quadro tutt’altro che positivo, si prefigura uno scenario di ripresa che appare realisticamente all’orizzonte dei prossimi anni”.
Lo ha dichiarato il Presidente di Federcostruzioni, Rudy Girardi, presentando oggi presso il Saie di Bologna il Rapporto 2015 - Il Sistema delle Costruzioni in Italia, frutto della collaborazione tra 17 centri studi e 80 associazioni di categoria in rappresentanza di oltre 30.000 imprese.
Alla presentazione del Rapporto hanno partecipato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il docente di economia presso l’Einaudi Institute for Economics and Finance di Roma, Luigi Guiso.
Il Rapporto mette in luce le previsioni aggregate di un comparto che nel 2014 pesava in termini di valore della produzione oltre 403 miliardi di euro e circa 2.600.000 posti di lavoro (il 12% dell’occupazione nazionale).
“Nonostante il 2015 segni un andamento produttivo in lieve riduzione, dovrebbe prefigurare il punto di partenza per il ritorno a ritmi di crescita”, osserva Girardi.
BILANCIO 2014. Nel 2014 – rileva il Rapporto 2015 di Federcostruzioni - la filiera delle costruzioni ha perso 125.000 posti di lavoro rispetto all’anno precedente (-4,6%) con una perdita della produzione del 3% in termini reali e del 3,5% in valore. Si tratta di una perdita “modesta” rispetto ai cali degli anni precedenti, ma più elevata del calo rilevato dalla produzione nazionale nello stesso periodo (0,7%).
BILANCIO DI UNA CRISI (2008-2014). Allargando lo sguardo negli anni della crisi (2008-2014) il bilancio che fa registrare il comparto è drammatico: in 6 anni son andati perduti 650.000 posti di lavoro (oltre 2.077 posti di lavoro ogni settimana) e 125 miliardi di euro (-29,2%) di valore della produzione.
La perdita più consistente nel periodo di crisi si verifica ovviamente per le costruzioni, comparto trainante dell’intero sistema (-75mld, pari al 27% in meno rispetto ai livelli iniziali). In termini relativi le flessioni più significative di produzione si registrano per la siderurgia (-40%), l’industria macchine per il movimento terra (-45%), il cemento e il calcestruzzo (-50%), il commercio di macchine per il movimento terra, da cantiere e per l’edilizia (-65%) e i laterizi (-70%).
EXPORT ARGINE ALLA CRISI: +23% TRA IL 2009 E IL 2014. Ad arginare, seppure in parte, le perdite produttive in questi anni di crisi della domanda interna sono state le esportazioni. Per i settori che hanno scambi con l’estero (3 settori su 4 esportano) a fronte di una diminuzione della produzione del 29,2% nel periodo della crisi, si registra una crescita delle esportazioni del 23% nel periodo 2009-2014 (nel 2008 le esportazioni segnarono una pesante caduta cui ha fatto seguito un periodo di crescita ininterrotta).
Inoltre a fronte di un’attività di esportazione di un certo rilievo, i flussi di importazione risultano di modesta entità. Le due opposte dinamiche export-import si traducono in un vantaggio per la bilancia commerciale che nel 2014 ha sfiorato i 30 miliardi di euro (nel 2008 era di 26,1 mld).
CAUTO OTTIMISMO PER IL 2015 E IL 2016. Le previsioni per il 2015 e il 2016 sono improntate ad un cauto ottimismo dovuto ai segnali positivi di allentamento della crisi in atto e che si collocano in un quadro generale in netto e continuo miglioramento. Si passa infatti da -9,5% del 2012 a -5,7% del 2013 a -3,0% del 2014 ad una previsione di -0,5% per il 2015 e di -0,1% per il 2016.
DATI DI FILIERA. La filiera delle costruzioni edili ed infrastrutturali nel 2014 vale 203 miliardi di euro e dà lavoro a 1.484.000 persone. Nel 2014 denuncia un calo della produzione di 11,6 miliardi di euro e una perdita occupazionale di 69 mila unità.
La filiera della progettazione e dei servizi innovativi nel 2014 vale 100,1 miliardi di euro e occupa 610 mila professionisti. Rispetto al 2013 il volume della produzione si è ridotto di 1,4 miliardi di euro e l’occupazione di 20mila unità.
Nel 2014 la filiera dei materiali per le costruzioni ha realizzato una produzione in valore di 52,1 miliardi di euro. Il settore occupa 263mila persone. Rispetto l’anno precedente la perdita è di 1,3mld € in termini di produzione e di 5.400 posti di lavoro.
La filiera delle tecnologie, dei macchinari e degli impianti per l’edilizia ha registrato nel 2014 un volume di produzione complessivo di 48,7 miliardi di euro ed una occupazione di 217 mila unità. Rispetto al 2013 si evidenzia un calo di 133 milioni di euro di produzione e di circa 4.300 occupati.
CON CRESCITA DEL 3% ANNO CI VOGLIONO 11 ANNI PER TORNARE A LIVELLI PRE-CRISI. “Il settore delle costruzioni è quello che ha pagato a più caro prezzo la crisi economica: di tutti i posti di lavoro persi durante la crisi, oltre il 50% è stato perso nel settore delle Costruzioni”, ha evidenziato l’economista Luigi Guiso, docente di Economia presso l’Einaudi Institute for Economics and Finance di Roma. “L’inversione ciclica nel settore”, ha poi osservato Guiso, “è in ritardo rispetto a quella dell’economia. Dovrebbe flettere anche nell’anno in corso e mostrare un segno positivo solo nel 2016, a seconda delle misure messe in campo dal Governo”.
Quella della filiera delle Costruzioni, segnala poi Guiso, “è una ripresa più fragile di quella dell’economia nel suo complesso per l’importanza che rivestono in questo settore credito e incertezza”. “Per l’economia nel suo complesso si profila un recupero lento. Ancor più lenta - ha sottolineato poi il professor Guiso - sarà la ripresa del settore delle costruzioni in assenza di interventi significativi e di lunga lena”.
Secondo le stime del docente, infatti, ipotizzando una crescita del settore del 3% l’anno ci vogliono 11 anni per ritornare ai livelli pre-crisi. “Tutto questo”, ha infine evidenziato Guiso, “ha due implicazioni: per l’economia italiana nel suo complesso sarà difficile potersi riprendere senza una piena ripresa del settore delle costruzioni; per il settore delle costruzioni, una ripresa solida e ragionevolmente rapida richiede interventi da parte del Governo molto coraggiosi”.