“Dopo la crescita osservata a giugno, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni registra, a luglio, un calo congiunturale, attestandosi ai livelli più bassi da dicembre 2021. Anche nel confronto con l’anno precedente i risultati del settore rimangono negativi evidenziando, a luglio, al netto degli effetti di calendario, la sesta flessione tendenziale consecutiva”. Lo rende noto l'Istat, che stima a luglio 2023 un calo dell’1,6% rispetto a giugno.
Nella media del trimestre maggio-luglio 2023 la produzione nelle costruzioni cala del 2,5% nel confronto con il trimestre precedente.
Su base tendenziale, sia l’indice corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a luglio 2022) sia l’indice grezzo registrano una flessione dell’1,1%.
Nella media dei primi sette mesi del 2023, l’indice corretto per gli effetti di calendario e l’indice grezzo diminuiscono entrambi del 2,3%.
Argenta Soa: quadro poco rassicurante
“I dati ISTAT delineano un quadro a tinte fosche, non solo per le costruzioni. Prospettive in peggioramento nel breve periodo a causa di tassi alti e incertezza. Ciò si riflette in un aumento dei mancati pagamenti nel settore ed a una riduzione della liquidità. Nell’ultimo mese le statistiche dell’ISTAT sul comparto edile delineano un quadro congiunturale di indebolimento del settore, nel contesto di un’economia italiana che rallenta”, commenta Giovanni Pelazzi, Presidente di Argenta SOA.
“L’attività edile è diminuita dell’1,6% su giugno e ciò determina un abbrivio negativo anche per il terzo trimestre (intorno al -1%), dopo la diminuzione della produzione delle costruzioni che si era già avuta nel secondo (-3,4%). Agosto e settembre - prosegue Pelazzi - sono mesi in cui normalmente c’è una forte variabilità ma, al di là della congiuntura dei mesi estivi, ciò che rileva sono le tendenze di medio periodo”.
Segnali di forte arretramento
“E su questo fronte le notizie sono purtroppo poco rassicuranti: i dati di Contabilità Nazionale relativi al secondo trimestre hanno infatti evidenziato come il settore edile stia mostrando segnali di forte arretramento. Viene a mancare, se nulla sarà fatto, un motore chiave della ripresa del PIL italiano nell’ultimo biennio”.
Gli investimenti in costruzioni sono diminuiti nel secondo trimestre e, se si utilizzano come proxy per il terzo trimestre i dati di produzione, non c’è da aspettarsi nel breve periodo un’inversione di tendenza, anche tenuto conto dell’incertezza legata al Superbonus che sta scoraggiando imprese e privati dall’utilizzarlo.
Le famiglie rinviano le scelte di acquisto delle abitazioni
“Inoltre - prosegue Pelazzi - sempre l’ISTAT pochi giorni fa ha rilevato che nonostante l’aumento del costo del denaro (la BCE la settimana scorsa ha portato i tassi al 4,5%), i prezzi delle case hanno continuato ad aumentare, per un effetto ritardato dei rincari delle materie prime e del materiale da costruzione che si erano avuti nel corso del 2022: il prezzo delle abitazioni nel secondo trimestre è aumentato in media del 2,0%, in accelerazione dal +1,0% nel primo”.
Crescita del costo di finanziamento (il costo medio di un mutuo a tasso fisso oggi è intorno al 5%) e aumento dei prezzi di vendita, in un contesto recessivo quale quello attuale e con attese di calo dei prezzi nel prossimo anno, portano le famiglie a rinviare le scelte di acquisto delle abitazioni. “Nel secondo trimestre – continua Pelazzi - le vendite di abitazioni sono diminuite del 16% rispetto allo stesso periodo di un anno prima”.
Rischio di aumento dei crediti deteriorati
“Bisogna essere consapevoli di una cosa: il concorso di questi fattori potrà, con molta probabilità, generare effetti gravi per le imprese del comparto edile che, a causa della bassa domanda, si troveranno costrette a ridurre i prezzi di vendita delle nuove costruzioni e sacrificare margini e profitti, in un contesto in cui, però, la liquidità risulta in progressivo ridimensionamento. Tant’è che, secondo un’analisi ABI-Cerved, il comparto delle costruzioni è quello che sta mostrando la crescita più ampia dei mancati pagamenti. Potremmo, dunque, assistere nei prossimi mesi ad un aumento delle imprese con crediti deteriorati, fenomeno che avrà ricadute anche sul settore bancario. Senza la piena implementazione delle misure del PNRR e il supporto del Governo le prospettive per il comparto, che dà lavoro a milioni di persone, sono fortemente compromesse”.