Unicmi ha pubblicato il rapporto sulle costruzioni metalliche per il 2022 e le proiezioni per il 2023.
Lo studio è focalizzato sull’analisi della domanda di costruzioni metalliche nel mercato italiano sia nel segmento non residenziale sia nelle infrastrutture, inoltre analizza le performance di un campione di 92 costruttori di carpenterie metalliche, con un fatturato aggregato di circa 1,5 miliardi di euro, rappresentative di oltre il 50% del mercato italiano.
Il settore delle costruzioni metalliche è cresciuto del 25% nel 2021 un risultato eccezionale che ha permesso di recuperare la lieve flessione patita nel 2020 (-2,8%) e dare inizio a una fase di forte crescita con +9,3% atteso per il 2022 e +5,8% nel 2023. Si tratta di dati sensibilmente superiori alla crescita del PIL e allineati alla crescita attesa nel settore delle costruzioni edili. Nel 2021 il settore delle, costruzioni metalliche ha raggiunto 2,5 miliardi di Euro nel 2022 arriverà a 2,8 miliardi di Euro e sfiorerà i 3 miliardi nel 2023. Se si analizzano i due principali segmenti di mercato si rileva come, nel 2022m la domanda di costruzioni metalliche nel segmento delle infrastrutture toccherà 1,6 miliardi di Euro, il settore non residenziale, in particolare la logistica e il terziario avanzato genereranno una domanda di oltre 1,2 miliardi di euro.
Le performance economiche delle aziende sono positive, con un ROS (Return on Sales) idi 4,5%, leggermente in ribasso rispetto al 202°, ma più elevato del biennio 18-19. Il ritorno sul capitale investito ROIC (Return on Invested Capital) si attesta al 6,6%, un valore pari a quello del 2020 ed evidenzia un trend di crescita positivo. Il tasso di indebitamento iniziale è leggermente cresciuto nel 2021 per via di situazioni critiche che interessano alcune aziende che sono interessate da processi di ristrutturazione finanziaria. Il rapporto tra PFN su EBITDA si mantiene al di sotto dei livelli di guardia evidenziando una situazione di sostanziale stabilità finanziaria per il settore.
Sullo sfondo di un quadro positivo resta l’incognita della crescita dei costi delle materie prime degli altri fattori produttivi direttamente o indirettamente legati all’energia (dai trasposti a lavorazioni come quelle dei trattamenti superficiali). Si stima che tra il 2,5% e il 3% della crescita nel 2022 sarà assorbito dall’inflazione.