Nel 2019 gli investimenti in costruzioni sono cresciuti del 2,3% rispetto al 2018. Non si tratta però di un aumento in grado di segnare una vera svolta e di stabilizzare un settore che negli ultimi 11 anni si è ridotto ai minimi storici. Lo evidenzia l'Ance nell'Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, presentato ieri.
Dopo un’iniziale fiammata della produzione, nella seconda parte del 2019, si registra una tendenza a un indebolimento.
Nel 2019 si è verificato il primo segnale positivo +2,9% di investimenti in opere pubbliche, dopo una caduta iniziata nel 2005. La crescita del 2019 è, però, totalmente insufficiente per parlare di uscita dalla crisi per un comparto che ha perso complessivamente dal 2005 al 2019 il 58% degli investimenti.
Permangono difficoltà e incertezze per i grandi enti di spesa, quali Anas, a causa dei tempi lunghissimi di approvazione dei rispettivi Contratti di Programma che hanno determinato l’accumularsi di ritardi rispetto alla programmazione.
A queste difficoltà si sono aggiunti ritardi causati da: ristrutturazioni interne, lungaggini burocratiche e tempi troppo lunghi per approvare e bandire i progetti.
Nel 2019 la produzione di nuove abitazioni è cresciuta del 5,4% rispetto al 2018. Negli anni precedenti, però, tale comparto ha evidenziato una drastica contrazione dei livelli produttivi di oltre il 70%, risultando il più penalizzato dalla lunga e pesante crisi. Continuano a crescere anche le compravendite che nel 2019 si sono attestate intorno alle 600mila unità.
Particolarmente allarmanti, però, sono i dati sui permessi di costruire che nel I trimestre 2019 sono diminuiti dello 0,9% nell’edilizia residenziale e del 7,9% in quella non residenziale. Un calo che nei prossimi anni potrà portare effetti negativi sugli investimenti.
Nel secondo e terzo trimestre 2019 i finanziamenti alle imprese per il comparto residenziale hanno registrato diminuzioni, rispettivamente del 2,2% e dell’1,8%, e quelli per il comparto non residenziale sono scesi di oltre il 30% rispetto ai primi nove mesi del 2018. Un rinnovato blocco del credito per il settore.
Diminuiscono anche i mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni erogati in Italia. I dati dei primi nove mesi del 2019 sono negativi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un calo dell’8,2%.
L’attuale rallentamento dell’economia generale impatterà anche sulle costruzioni, ridimensionando i primi dati positivi riscontrati nel 2019.
La Legge di bilancio per il 2020 ha penalizzato la spesa in conto capitale, destinando gli spazi finanziari concordati con la Commissione Europea a spese di natura corrente, nel tentativo, più volte fallito, di sostenere la crescita economica attraverso i consumi, piuttosto che con gli investimenti pubblici.
Come più volte accaduto negli ultimi anni, le nuove risorse destinate agli investimenti pubblici nella Legge di bilancio vengono rimandate sempre all’anno successivo.
La previsione Ance per il 2020 è di un aumento degli investimenti in costruzione solo dell’1,7% in termini reali. Con riferimento ai singoli comparti:
- Investimenti nella nuova edilizia abitativa +2,5% rispetto al 2019 - prosegue tendenza positiva, seppur di intensità più contenuta rispetto agli anni precedenti.
- Investimenti in manutenzione straordinaria dello stock abitativo +1,5% grazie all’impatto dei primi interventi con eco e sismabonus su interi condomini e del bonus facciate.
- Investimenti in non residenziale privato +0,4%.
- Investimenti in opere pubbliche +4% dovuto essenzialmente alla ripresa dei bandi di gara degli anni precedenti e al rifinanziamento del Piano spagnolo.
Di questo passo ci vorranno 25 anni per uscire dalla crisi, nel 2045.