Il settore delle costruzioni conferma il percorso di crescita intrapreso ad inizio del 2021, dopo la battuta d’arresto registrata nell’anno della pandemia. La stima dell’Ance per lo scorso anno è di un significativo incremento del +16,4% in termini reali, derivante da aumenti generalizzati in tutti i comparti. Una crescita importante, che non si registrava da moltissimi anni e che non costituisce solo un mero rimbalzo statistico a seguito dello shock pandemico: il confronto con il 2019, anno pre-pandemico, rimane, infatti, comunque positivo (+9,1%), a conferma che le costruzioni si sono avviate verso una graduale ripresa.
Lo rileva l’Osservatorio congiunturale dell'Ance che per il 2022 prevede una tenuta (+0,5%) in un quadro in cui pesano alcune criticità quali caro materiali, inflazione e carenza di manodopera.
La crescita del 2021 (+16,4%) consentirà di recuperare ampiamente i livelli precovid, dopo la flessione del -6,2% registrata nel 2020; rimane, tuttavia, ancora elevato il gap produttivo con l’inizio della crisi settoriale (-28,8% di investimenti rispetto al 2007, ovvero una perdita di 60 miliardi annui di investimenti in costruzioni).
La stima Ance per il 2021, oltre che delle valutazioni delle imprese associate Ance emerse nell’indagine rapida di novembre 2021, tiene conto anche delle dinamiche osservate nei principali indicatori settoriali che evidenziano segnali piuttosto incoraggianti.
L’indice Istat della produzione nelle costruzioni nel 2021 registra un consistente aumento del 24,3% rispetto all’anno precedente, sintesi di tassi mensili di crescita a doppia cifra, intervallati solo dal mese di agosto, che ha visto aumentare la produzione a un tasso più contenuto (+1,7% rispetto ad agosto del 2020).
Considerando il complesso del 2021, la produzione delle costruzioni ha recuperato pienamente non solo la flessione del 2020, ma risulta superiore del 14,3% al livello registrato nel 2019.
Anche i dati Istat di contabilità nazionale, riferiti agli investimenti in costruzioni (al lordo dei costi per il trasferimento della proprietà) evidenziano un marcato aumento tendenziale nei primi 9 mesi dello scorso anno, mutuato da importanti incrementi nel primo trimestre (+17,7% rispetto ai primi tre mesi del 2020), e nel secondo (+55,5%), seguiti da un più contenuto, seppur sempre rilevante, +8,9% nel terzo trimestre. Certamente, sull’intensità della variazione della prima parte del 2021 pesa il confronto con i livelli eccezionalmente bassi dei mesi di aprile e maggio 2020, determinati dalle misure restrittive sull’attività nell’intero territorio nazionale.
Positivi anche i dati sui permessi di costruire riferiti ai primi 9 mesi del 2021 a conferma di un trend positivo ormai in atto da diversi anni e solo parzialmente interrotto dal risultato negativo del 2020. In particolare, per il comparto residenziale, nel periodo considerato, si registra una crescita del 28% per le nuove abitazioni concesse, mentre per il non residenziale l’aumento risulta pari al 19,5%.
La ripresa dei livelli produttivi nel settore ha positivamente influenzato anche i livelli di occupazione. Nei primi 11 mesi del 2021, secondo il monitoraggio della CNCE su 114 casse edili/edilcasse il numero di ore lavorate è cresciuto del 26,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, mentre i lavoratori iscritti sono aumentati dell’11,8% nello stesso periodo.
A sua volta, l’anno pandemico si era chiuso con un risultato (sintesi, ovviamente, di dinamiche mensili molto altalenanti) di -8,6% di ore lavorate e di un +3,7% di lavoratori iscritti. Le imprese, pertanto, nonostante la crisi epidemica, hanno mostrato capacità di mantenere la propria forza lavoro e il know-how acquisito nel tempo, così da poter tempestivamente riprendere e sostenere la produzione con il graduale allentamento delle restrizioni e il miglioramento del contesto economico.
Il miglioramento nel mercato del lavoro è confermato anche dai dati Istat sulle forze di lavoro che evidenziano, nei primi 9 mesi del 2021, un aumento degli occupati nelle costruzioni (dipendenti e indipendenti) del 7,2% nel confronto con lo stesso periodo del 2020. Tale recupero, tuttavia, oltre che dipendere dal confronto con l’anno della pandemia, è ben lontano dal compensare la consistente caduta dei livelli occupazionali accumulata in dieci anni di grave crisi settoriale, che ammonta a oltre 600mila posti di lavoro persi nelle costruzioni.
E’ opportuno segnalare che nell’anno passato, accanto ad una ripresa dell’occupazione, è emerso anche un ulteriore fenomeno, generalizzato a tutti i settori economici ma particolarmente intenso nelle costruzioni, ovvero la carenza di manodopera specializzata. Tale gap tra domanda e offerta, in questo contesto di crescita, rischia seriamente di frenare la ripresa economica. Secondo i dati Excelsior, nelle costruzioni ben il 40% dei profili richiesti è di difficile reperimento; prima della pandemia (2019) lo stesso rapporto era del 28%.
In altri termini, in due anni, il mismatch tra domanda e offerta nelle costruzioni è aumentato di ben 12 punti percentuali, il doppio di quanto accaduto per l’insieme dei settori economici (dal 26% nel 2019 al 32% del 2021). Per alcune figure professionali, inoltre, la difficoltà di reperimento è molto più elevata della media, tanto da farle inserire nella top 30 dei profili più ricercati: ne sono un esempio gli “installatori di impianti di isolamento e insonorizzazione” (57,2%) e i tecnici e elettricisti relativi a costruzioni civili (quota vicino al 55%).